martedì 17 giugno 2014

VICTOR HUGO L'UOMO CHE RIDE

Come è possibile scrivere una recensione decente di un tal sublime capolavoro?Come poter dire qualcosa di sensato o interessante? Impossibile. Dovrei possedere una tale cultura  e non scrivere in edicola, mentre aspetto o servo i clienti,ma è l'unico momento che mi posso prender per scrivere.

Gwynplaine. che personaggio a dir poco straordinario e memorabile! E con quale cura, con quanto amore Hugo ce lo descrive, ci fa entrare nella sua vita, nei suoi pensieri. La forza di un grande autore, ( che scriva libri, faccia film o canti nei dischi);  è quella di saper alterare la realtà del lettore o spettatore. Fino a quando stai leggendo quel libro, tu sei dentro quel libro e i personaggi che leggi sono Veri, Reali, percepisci ogni loro debolezza, ogni loro gioia e cadi e risorgi con loro.

Questo capita leggendo L'Uomo Che Ride. Ambientato in Inghilterra, sul finire del 1600 e con ancora aperte le ferite della rivoluzione e della repubblica volute da Cromwell, il romanzo si sofferma in modo particolare sulle condizioni di vita dei miserabili,del popolo, alternandolo a quella dei nobili e dei regnanti. Da una parte vite di stenti , crimini, di forte disagio e splendente , tenerissima amore.( Il terzetto Ursus, Gwynplaine e Dea, ad esempio), e dall'altra gli intrighi di corte, le disgrazie che colpiscono , ( tra i nobili), quelli che per un certo periodo hanno creduto nella repubblica e in una certa democrazia e dall'altra chi si reputa superiore agli altri, gode nel sottometterli, passa la vita a ordire complotti, in poche parole già elementi seminali della lotta di classe.




Perché le vicissitudini umane di Gwynplaine fanno parte di un contesto socio-politico e di un tempo storico ben definito. Mi piace questa idea di Hugo , che lega i personaggi alla loro epoca specificando benissimo le leggi e le ingiustizie di quel periodo. Di modo di evitare ogni patema d'animo per il povero protagonista senza avvertire prepotente la rabbia contro un sistema di nobili parassiti e sfruttatori.
Gente talmente orribile da sfigurare un bambino , per ordine del re, reo di esser figlio di un uomo che preferisce l'esilio piuttosto che rinnegare un passato che per altri è motivo di imbarazzo.




Tanto è fondamentale l'epoca dei fatti e la sua adesione al destino dei protagonisti che Hugo si prende metà romanzo prima di presentarci il suo protagonista. Perchè si senta ancora più forte l'ineluttabile destino,la condanna meschina, portata da uomini tanto perfidi quanto potenti ai danni di questo povero sventurato. Costretto a un eterno sorriso, a un'allegria tanto evidente quanto specchio deforme che impedisce a Gwynplaine di mostrarsi come davvero sente.

Che felice intuizione narrativa questa, perchè mostra come spesso il popolo, le persone , siano costrette a una felicità di pura apparenza, nascondendo invece una profondissima tristezza. Dovuta non solo al vissuto personale,ma anche al peso del contesto sociale. Anzi, si spinge ancora più avanti: noi siamo il risultato delle regole volute da chi comanda.
In epoche in cui non serviva dire : siamo la gente , il potere ci temono !



Così la vita del piccolo Gwynplaine , abbandonato sulla costa inglese da un gruppo di disperati e delinquenti, il ritrovamento della piccola Dea, il rifugio che Ursus - personaggio mitico di imbonitore da fiera e filosofo-darà ad entrambi, la strana famiglia che comporranno, sono soggiogate dal furore dei tempi di restaurazione monarchica.
L'uomo che ride è un libro meraviglioso perché ricco di colpi di scena, di personaggi memorabili,ma non basta solo questo.
Quello che rende il libro un classico imperdibile è l'amore che Victor Hugo mette in tutti i suoi personaggi
Anche quelli secondari, penso agli sventurati sulla nave ad esempio, hanno un loro peso e massima attenzione da parte dello scrittore, che dona a loro spessore,consistenza,anche se in poche pagine,ma tali da farci sentire la crudeltà della loro morte, della loro fine, ci spinge a commuoverci , ricordandoci che non sono soli i Protagonisti,quelli per cui valga la pena arrivare alla fine di un romanzo,ma anche chi  fa da contorno. Perchè la storia è sì dei grandi condottieri,ma anche degli anonimi che vengono travolti loro malgrado