mercoledì 17 giugno 2015

MY LITTLE MORAY EEL di LUCIA PATRIZI

Molto probabilmente, anzi sicuramente, Sam Peckinpah mi offrirebbe una birra: " Eccolo un altro romantico, che pensa ai bei vecchi tempi andati, dove c'erano uomini, sudore, sangue, codici morali ben precisi" probabilmente sono la gioia di tutti i vecchi che ti dicono: " Si stava meglio quando si stava peggio". Probabilmente è così.Il mio rapporto frustrante e frustrato con la tecnologia merita uno spazio a parte. Frutto di pigrizia, romanticismo, tante cose. Nondimeno le nuove tecnologie possono venirmi in aiuto. Tu pensa, ad esempio, non avessi preso il Kindle, mica avrei potuto leggere codesto ottimo romanzo.
Che si fa in fretta a dire : "Oh bimbi, l'è morto il romanzo. Boia dé" Molto in fretta. E a ben vedere non avresti nemmeno così tanti torti, a dirlo! Ma come sempre la vita è più complessa, contraddittoria, sicché non è proprio morto. Non starà benissimo, ma respira ancora, via!

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Quindi per la mia prima lettura usando le nuove tecnologie, ho scelto codesto libro. Anzi: codesto e book.
Per quale motivo? Stima assoluta per l'autrice, validissima blogger che da anni si occupa con grande serietà e passione di cinema horror (www.ilgiornodeglizombi.wordpress.com) e che già mi aveva conquistato con un'altra storia. Ma appunto, è altra storia, ne parleremo un'altra volta.
Ora il genere è un terreno che ti offre due possibilità: o sei fedele alle regole, stereotipi, luoghi comuni, e punti alla totale immersione in un mondo di avventura, azione, orrore, o prendi il genere e ci fai qualcosa. Entrambe le scelte sono buone e valide. Dipende dal come .
Per me codesta cosa è fondamentale: tu puoi aver a disposizione la migliore delle storie, ma non saperla raccontare. Tu puoi aver a disposizione una storia anche non originale, ma aprire a suggestioni, interpretazioni, commozione ed empatia.
Questa capacità di saper gestire il come, a mio avviso, ti rende un autore. In questo caso autrice

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Lucia ci porta in questo universo sospeso tra un mondo che conosciamo e il "fantastico", tra le tappe dell'umanità, l'infanzia-adolescenza-vecchiaia, e mostri marini. Tra horror e una diffusa malinconia gucciniana, di sentimenti dispersi, di rimpianti, di legami forti eppure ostacolati da una serie di situazioni e complicazioni. Il senso implacabile di un tempo, di scelte, di coscienze che in un modo tutto loro sono immacolate
C'è l'umanità in tutto il suo fragile splendore in questo romanzo. Umanità che l'autrice è bravissima a trasportare, costruire, mettere anche nelle creature mostruose e nelle bestie. Questa è una decisione che ci fa comprendere molte cose.Questo non voler dividere in buoni e cattivi, ma mischiare le carte, sono il chiaro segno di una visione del mondo non manichea, non standardizzata, di empatia verso l'altro, che a mio avviso in uno scrittore, o artista in senso generale, non dovrebbero mai mancare. Salvini e Hitler scriverebbero solo minchiate, il secondo l'ha pure fatto.
Noi temiamo Quelli degli abissi, temiamo le murene, ma allo stesso tempo proviamo anche una sorta di pietà e compassione. C'è una parte molto bella, di sterminio tramite bombe di luce, di queste creature, che ci commuove profondamente. Noi non ci ritroviamo tra i soldati che annientano il pericolo, noi stiamo morendo male come quei "mostri"
Mostro che significa? Come fai a riconoscerlo? Esso è colui il quale compie solo azioni aberranti? E quante buone azioni per validissimi motivi, hanno bisogno di mostruosità?Mi ponevo codeste domande leggendo il romanzo della Patrizi.
Ma di cosa parla questo ottimo romanzo? La storia di Sara, della sua capacità di saper comunicare con i pesci, di una persona sospesa tra il suo mondo, della sua specie, e quello degli abissi, dove in realtà si troverebbe a casa, ma non è "dei loro". Personaggio sospeso, ma non irrisolto. L'autrice ci rammenta che spesso anche noi ci sentiamo così: tra quello che siamo perché ci siamo nati e un altro mondo dove ci sentiamo realizzati e capiti.
Sara si trova in mezzo a una guerra spietata tra gli umani e delle misteriose creature, chi deve aiutare? Chi non deve tradire?Ora il mestierante, l'imbonitore di fiera, che spesso troviamo in codesti contesti avrebbe spinto su azioni e colpi di scena legati allo schock, all'azione che toglie il fiato, sperando di esser un novello Miller e finendo con l'esser il peggior Cozzi. Qui invece azione, orrore, si unisce sempre e comunque a una grossa attenzione per i personaggi. Persino durante un attacco da parte delle creature a una nave dell'esercito italiano, in poche righe, comprendiamo molto di Sara e del "cattivo" Dr Florenzi. Non c'è un cattivo a tutto tondo, ma in un rimando al Ray Milland dell'Uomo a Raggi x , uno scienziato che perde l'equilibrio morale per l'amore assoluto, grottesco, deformante per la sua disciplina e le scoperte che una certa situazione possono portare al genere umano, anche in modo positivo.

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Ma prima di tutto, My Little  Moray Eel, è una struggente storia d'amicizia e quindi d'amore. Tra Sara e Lui, il cucciolo e poi adulto di murena, entrambi indecisi sulla loro posizione nella guerra fra le loro specie, entrambi "disadattati", entrambi che prendono decisioni giuste e sofferte, per cuore.

Questo romanzo è avvincente sia da un lato puramente di genere, che - e per me è importante- per tutto quello che ci dice, mostra, fa sentire, e che va oltre alle regole fisse di un certo tipo di raccontare
Cose che sanno fare i grandi autori, cose che mi era capitato di leggere nel bellissimo La Morte Mormora, di Fabrizio Borgio. E che ho ritrovato in questa splendida storia.
Insomma acquistatelo!