lunedì 31 agosto 2015

NICOLA LA GIOIA LA FEROCIA

In questi tempi conta aver una polemica da fare, un nemico da distruggere, propagandare la propria parte come il bene in terra, manifestarsi come intellettuale del e per il popolo che schifa i corrotti radical chic e i premi.
Si scrive non tanto per dire cosa facciamo, ma contro chi siamo. Chiaro che presi da codesto modo di pensare basta pubblicare un paragrafo, senza aver letto altro, e dire: che schifo!

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Questo è capitato con codesto libro. Sui socials  sono spuntati post polemici per massacrare il romanzo di La Gioia, alcuni proponendo anche spunti interessanti di riflessioni, altri per mal di fegato, rancori repressi. Perché basare una polemica senza aver letto un libro e solo per un paragrafo....
Detto questo: come è questo libro? Vale la pena leggerlo? Per me si. Riconosco che lo stile di La Gioia è assai particolare, come potrebbe esser quello di un Genna ad esempio, a tratti auto compiaciuto, a rischio, in certi punti, di scivolare nel ridicolo, però c'è una cosa: il ragazzo si prende il rischio e domina l'attenzione del lettore dall'inizio alla fine.

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L'ho letto in pochissimo tempo, trascinato come in un vortice dalla scrittura di La Gioia, avvinto dalla trama del romanzo: una possente, potente, epica, tragedia famigliare.
La famiglia Salvemini fa il bello e brutto tempo a Bari. Una rispettata famiglia di costruttori, che nasconde tensioni, drammi, scontri, tra le mura domestiche. A un certo punto il suicidio di Clara, una delle loro figlie, fa esplodere rancori, mette in crisi i personaggi, ma sopratutto muove una macchina di legami e corruzione per ricattare certi uomini influenti e potenti, per evitare che si sappiano verità scottanti.
In questo paesaggio selvaggio e putrescente, lo scrittore è bravissimo ad alternare le immagini di una natura animalesca e sanguinaria e un'umanità alla deriva ma con bagliori di compassione, trova posto il rapporto tra Clara e Michele, il figlio bastardo, ragazzo con aspirazioni letterarie, reduce da un lungo soggiorno in una clinica per problemi psichici.
Niente di nuovo dunque? In parte è così. D'altra parte le grandi storie girano sempre intorno a quei tre o quattro temi. Però il tutto è ben messo in scena, c'è un'atmosfera da apocalisse dietro l'angolo, un finale etico come non se ne leggevano da anni,  non saprei dire se il premio fosse meritato o altri avrebbero meritato la vittoria, in quanto non ho letto gli altri concorrenti, però a me ha entusiasmato.

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Ripeto: non siamo di fronte a un'opera dalla trama originale, ma con uno stile personalissimo che potrebbe anche infastidire, ma in alcuni momenti risulta anche assai evocativo, commovente, potente. Per farsi un'idea dei libri si devono sempre leggere e non prender a cazzo un paragrafo per amor di polemica personale.
Dopodiché potrebbe anche non piacervi, potreste evitare ogni nuova uscita di codesto scrittore, ma una lettura a questa opera datela. Se invece doveste essere dei rivoluzionari popolari, che scrivono e vivono di prodotti popolari e di genere, pensate a fare bene il vostro lavoro. Perché perder tempo continuamente a parlare di cose che sono totalmente diverse e agli antipodi rispetto a quello che avete deciso di fare?

Anticipazione: prossimo libro discusso su questo blog, sarà Cronaca Famigliare di Pratolini. Preparate i fazzoletti!