martedì 22 novembre 2016

CARAMELLE AL GUSTO ARANCIA di VALENTINA ORSINI ( lettera aperta)

Carissima Valentina,
 tu mi hai chiesto una critica alla tua prima opera, in quanto pensi che la mia opinione sia importante. Che dire? Da una parte, nel cuore profondo e di tenebra di un quarantenne che sta cercando di dar luce e spazio a un bimbo forse troppo trascurato, codesta attenzione genera sentimenti positivi e un po' megalomani: " Ammazza oh, anvedi che ho pure robe da dire interessanti"Stuzzichi per cui la mia vanità, o come dicono quelli che non amano mai prendere dei rischi in prima persona: la presunzione. Sai, avere idee forti, esser convinti di quello che dici e vivi, pur con delle umanissime contraddizioni, oggi è visto come qualcosa di spregevole. Ti diranno che vuoi insegnare a vivere agli altri e altre banalità, tipiche di questi ipocriti tempi. Comunque si, essendo maestro elementare, cazzo ve la insegno la vita eccome! Scherzi a parte, poi si fa largo il Davide più dubbioso e sotto molti aspetti umano: come si fa a criticare un libro? Perché ineluttabilmente, le parole hanno un peso preciso, e un libro non è quasi mai opera distaccata dall'autore, a parte quelli che scrivono stronzate per far soldi a palate e basta. Però non  è il tuo caso. Mi rendo conto che posso risultare inopportuno, posso creare forte contrasti e frizioni, in fin dei conti l'altro lo conosciamo bene, ma non benissimo. Per cui ho passato interi giorni a pensare: mo che scrivo? Le critiche che ci sono, visto che colpiscono la radice della tua opera, sono da condividere con l'autrice o forse è meglio stare vaghi? Io avrei pensato alla seconda: rimaniamo vaghi. Col cazzo, mi son risposto dopo due secondi. Perché, come mi ha insegnato il mio padre morale : Nanni Moretti, è giusto essere limpidi e cristallini. Regola che seguo anche nella vita, non ti dirò sempre perché siamo umani e quindi portati anche alle contraddizioni, ma che metto sempre in atto nel rapporto con le persone a cui tengo.


In questa foto si vede, si tocca, direi si respira l'essenza stessa di esser scrittori. Ci vedo la gioia immensa di chi è riuscita a scrivere non solo un libro, ma sé stessa e render noto a tutti quello che sono i suoi pensieri e opinioni. Le sue scelte.  Dimmi un po' come si possa scrivere cose "negative" di fronte a cotanta emozione? Un grande regista, e altro mio padre morale, Carlo Mazzacurati diceva che bisogna sempre esser gentili con gli altri, perché non sai mai che guerra sta vivendo dentro di sé. Vero.
Tuttavia io credo con tutto me stesso in questa cosa: noi abbiamo il dovere -sottolineo il DOVERE- di comprendere e capire tutti, provare compassione, pietà, vicinanza, per qualsiasi persona stia facendo una scelta difficile per la sua vita. Perché ogni scelta porta rimpianti, rimorsi, dolori, per cui l'inquisizione non serve a nulla. Però, ecco che arriva il classico però, non dobbiamo mai giustificare, mai lasciare a un ipocrita : io non giudico e critico, le scelte fatte da noi e dagli altri.
La mia terapeuta dice che non me ne lascio scappare nessuna. Vero. Critico e giudico prima di tutto me stesso, di conseguenza le scelte degli altri. Ti parlo di scelte e non persone, perché esiste quella cosa magnifica chiamata "empatia" che mi permette di non concordare affatto con le tue scelte e opinioni, ma di provare profondo rispetto e affetto per la persona.
Poi ammetto un mio gravissimo peccato, uno di quelli che in questa società libera e a misura di uomo, lo dico ironicamente, non è accettabile: sono cambiato. Non rinnego e non mi vergogno di nulla delle cose dette e fatte a venti o a trenta anni. Le dovevo dire e fare, alcune di quelle idee ce le ho ancora oggi, sempre uguali, altre invece le ho riviste o le sto rivedendo.
Vabbè,  Da mo parli del mio libro o stamo a senti i tuoi sproloqui? Mo ci arrivo, fidate!
Il tuo libro. Prima di tutto mi par limitante chiamarlo così. Perché a mio avviso ci sono due tipologie di scrittori: quelli che scrivono pensando al conto in banca e quindi mettono sulla carte le cose che potrebbero far presa sulla massa amorfa, la maggioranza silenziosa di gente che legge poco e male, peraltro fanno benissimo, dopo tutto ci devono campare con i libri, e quelli  che hanno qualcosa da dire.
Fai parte ovviamente della seconda categoria. Sicchè, dai cominciamo bene. Io amo le persone che hanno il coraggio delle loro idee, adoro i libri- film- programmi- a tesi. Evito l'ossessione per l'obiettività anglosassone, come se fossero obiettivi sul loro imperialismo ad esempio, il ricatto dell'onestà intellettuale, altra bandiera di molti ipocriti che ti vorrebbero sottomettere al pensiero unico liberalcapitalista. mi piace esser in contatto con gente che la pensa diversamente da me. E che porta avanti un pensiero, un'idea, comoda o scomoda non importa, l'importante è  che non vi sia tutta la cantilena del " non so", quando poi si vede dove vuoi andar a parare. Ci tengo anche a precisare che esistono davvero persone oneste intellettualmente e che dire non so a volte è segno di saggezza, ad esempio io circa l'eutanasia "non so". Tema troppo forte e delicato per poter essere sicuro.
Il tuo libro non ha dubbi, anche se li metti nella pagina, ma servono per render più forte la scelta della protagonista che comunque è abbastanza chiara e precisa. Ecco questo fatto che tu debutti con un tema scivoloso e difficile come l'aborto, che prendi posizione precisa, potremmo non concordare sul fatto che per te sia scomoda questa tua posizione, mentre per me è assolutamente ben inserita nel pensiero dominante e occidentale da almeno 40 anni, mi piace. Casomai un  giorno dovessi pubblicare qualcosa, mi piacerebbe partecipare a un dibattito con te. Ci si diverte!
Mi piace del tuo libro due cose principalmente: il rapporto tra Anna e Carlotta e quello tra la protagonista e Andrea. C'è verità e tenerezza, in particolare per me la seconda è fondamentale. Un libro o un film non colpiranno mai duro se eviti di metter dolcezza e tenerezza nelle tue parole, molti penseranno che sono cose buoniste, ma non è così.Quando un personaggio diventa "tenero" lo senti vicino, umano e vorresti che non facesse cazzate o finisse male. Anna, che non amo molto quando è "sola", diventa grande nel contatto con gli altri. Sopratutto quando tu vuoi descrivere la quotidiana umanità, piuttosto che usare un personaggio-simbolo al fine di rafforzare una tesi che ho compreso dopo due pagine. Questa parte della tua scrittura mi piace.
Mi piace che Anna sia un personaggio letterario, in fin dei conti lo sono tutti : tranne Carlotta, Andrea e lo spreco letterario di Daniele, poi ti dico perché spreco. Comunque il fatto che tu non voglia dire: Anna è la copia fedele delle ventenni di oggi, ma che vi sia uno sforzo e un lavoro preciso di letteratura, in  quanto attraverso lei veicoli il messaggio, per cui è piegato a una tesi, a un finale obbligatorio.  Mi piace anche perché non sostengo la sua tesi. Sicché mi permette di riflettere a lungo sul tema.
Prima dicevo: si possono giudicare le scelte. Tutte. E provare compassione, partecipazione per le persone. Io comprendo benissimo Anna, capisco assolutamente che un figlio a quella età, nel nostro tempo e nella nostra società di questi ultimi trentanni, possa esser un problema, diciamo la parola che nessuno vuol dire: un  ostacolo. Abbiamo la nostra vita da soddisfare, i sogni, i progetti, gli obiettivi, cazzo un figlio in  questo momento me li rovina tutti. Credo che non ci sia nulla di male nel metter ben in chiaro questo pensiero. Però non è pensabile che si debba solo avere sostegno incondizionato o indifferenza.
Ti dico: c'è una legge, che parla di maternità e anche di aborto. Noi cittadini e le amministrazioni dobbiamo rispettarla, è stata voluta dal popolo e sicché non si può eliminare o toccare. Quando è stata fatta si pensava alle proletarie che dovevano subire lo scempio di pratiche abortive poco umane e pericolose. Ci sta. Una legge necessaria è anche giusta? Questa è una domanda che ti pongo. Perchè tanto posso comprendere e capire il problema della donna, quanto posso anche domandarmi: e che sarebbe mai stato o stata quel piccolo/a? Sì, da una parte c'è una donna che va liberata, ma è davvero così ignobile, fascista, reazionario, pensare al bimbo?Ecco nel tuo libro non ho mai visto un pensiero reale sul futuro nascituro, una parte in cui Anna pensi a esso, come se fosse un ospite poco gradito dentro di essa. Sinceramente ti dico: l'ho inteso male? Non  so, potrebbe essere, ma a me è parso questo.
Tu giustamente, dal tuo punto di vista lucido e combattivo, te la prendi con i bigotti, reazionari, che giudicano donne ferite e colpite da scelte forti come la tua protagonista. In particolare te la prendi con la Chiesa e i cattolici.Si, hai ragione. Il lutto è vissuto anche da una donna che ha scelto di abortire,  per questo non dobbiamo avventarci contro di essa, ogni donna è una persona a sé, come ogni uomo e ciascuno reagisce di fronte alle cose della vita alla sua maniera. Non c'è giusto o sbagliato, però una cosa è fondamentale: il dialogo anche quando ci fa malissimo. Talora uno scontro ci potrebbe aiutare.
Ma Anna li evita. In tutto il romanzo c'è lei, i suoi dubbi- che sono naturali- ma mai un confronto, se non quello con la signora Floris che serve però per rafforzare la tesi, non per andar oltre generare una domanda, ma è sacrosanto e giusto nell'economia della tua storia.
Chiaro che un libro a tesi vive anche di giuste semplificazioni e lo scontro con il prete- che me lo son immaginato come Corrado Guzzanti quando faceva il prelato romano- è giocato in questo modo. Forse troppo semplificato, didascalico, tagliato con l'accetta, mi puoi dire: ci sono preti così. Come c'è gente che ti giudica malissimo, ti fa sentir una merda, quando hai bisogno di pace, comprensione, si è vero. Però vi è anche la generalizzazione. Che fa sentire nel giusto una parte di popolazione e nel torto totale altri.
Già la lettera è lunghissima, sicché ti dirò in altra sede i dettagli, ma mi è capitato più di una volta sentire persone dire a famiglie con bimbi portatori di handicap, anche non troppo pesanti, " ma che scemi, dovevano abortire! Perché ora hanno a casa un peso..."
Ecco, è il fatto che molti o pochi, non ha importanza, pensino a un figliolo come un peso, un ostacolo, per quanto lo possa comprendere, non lo giustifico. Ho avuto a che fare con figli che non dovrebbero esser nati, perché il loro handicapp, è mortificante per la nostra società di gente libera e sana, ebbene provano gioia, dolore, felicità, tristezza e se spaccano le coppie, è altrettanto vero che molte trovano la forza e il coraggio di vivere.
Ti dico questo perché il fondamentalismo è presente in entrambi gli schieramenti. Io vivo con disagio e contraddizioni la manipolazione che molti fanno delle libertà personali, un chiudersi in sé stessi e nella propria idea senza apertura agli altri. Questo avviene anche nel campo delle persone open mind. Ti ricordi come ti attaccarono quando giustamente hai criticato l'utero in affitto?Eppure costoro si reputano liberali, progressisti, non hanno dubbi sul fatto di esser troppo i migliori.Non sono credenti o fanatici religiosi, eppure...
Anna non si apre agli altri, vede il distacco, vede la difficoltà a parlare, ma non fa nulla per spezzare questa condizione. Questo atteggiamento non mi piace. E non mi piace perché comunque, noto che su alcuni temi è un mio difetto. Ho pensato quanto sono stato stupido a non aprirmi agli altri, vergognandomi di alcuni aspetti del mio carattere, delle scelte, della vita. Anna si lamenta ma non fa nulla per aver un  contatto con gli altri trincerandosi dietro un: non mi dovete giudicare. Ti ripeto è umanamente comprensibile, non giustificabile.
Nel tuo romanzo ci sono le donne e i bambini, mancano gli uomini. Nel senso che proprio non esistono nel tuo universo, non dico di persona eh ma di scrittrice.  Babbi assenti, proprio nel senso che non ci sono, e un  personaggio potenzialmente forte come Daniele un po' troppo sacrificato. E anche qui, mi pare che si faccia un po' di generalizzazione, di fretta nel giudizio, nella descrizione, come un dogma di pensiero sul maschile.Daniele è confuso, ma pensa alla paternità.  Daniele a volte è assente perché Anna è chiusa e non sa, non ha le armi, per poter comunicare un profondità con costei.  Un bellissimo personaggio, che mi sarebbe piaciuto conoscere meglio.Come avrei anche apprezzato conoscere gli altri uomini. Per carità il fratello di Anna e Andrea, sono ben descritti, ma sono ragazzini e bambini, non ancora uomini.
Il libro poi ha momenti bellissimi e commoventi, due in particolare che ho amato profondamente: quando Anna si ritrova a rincuorare Andrea perché lui dice che il sole gli ricorda le caramelle al gusto arancia, c'è tanta bellezza in quelle pagine e il pre finale: quando Carlotta e Anna si mettono a correre sotto la pioggia, come da ragazzine. Bellissima, magnifica, struggente, nostalgia del passato e di riparo per l'inevitabile. Racconti benissimo la preparazione di Anna per il ricovero, descrivi benissimo l'ospedale. Questi particolari mi sono piaciuti, ripeto non sostengo in tutto e per tutto la tesi. E, ma questa colpa mia sia ben chiaro, non ho capito del tutto le ragioni della signora Floris o della subacquea. Nel senso, tanto è vero che non si deve diventar genitore per forza- i danni di questi improvvisati sono tantissimi, io penso che lo Stato dovrebbe educare le coppie a diventare genitori, attraverso corsi, visite, controlli,aiuti, ma è utopia eh-  quanto aver abortito non è che migliori una situazione famigliare deprecabile, su questo ci sono anche esempi più o meno di mia conoscenza.
Queste sono le mie sensazioni circa il tuo libro. Possono esser sbagliate e offensive, oppure far riflettere.
Come mi ha fatto pensare e riflettere il tuo libro che per alcune cose mi è piaciuto assai, per altre meno. Però non è un valore sulla qualità letteraria, è più un franco e sincero dibattito fra amici. Ripeto casomai dovessi pubblicare qualcosa e tu o altri amici, amiche , avessero da ridire ne sarei lieto. La gentilezza e il tatto prima di tutto, poi un dibattito anche acceso sulle nostre idee.
Aspetto la tua seconda opera, adoro le raccolte di racconti, mi piacerebbe specializzarmi in questo, nel frattempo ho il mio blog dove li pubblico, ti auguro di crescere e migliorare ancor di più come scrittrice perché ci sono le potenzialità.
Dico anche di leggere e prendere, pur se non si concorda, il tuo libro, la tua opera di debutto. Noi siamo sottoposti o alla spinta reazionaria trucida, o al pensiero dominante di effimere e maldestre libertà individuali
La vera libertà sta nell'esser in due. E non c'è dolore o problema che non si possa comprendere e condividere.

Ciao, davide.

Ma che piccola storia ignobile che mi tocca raccontare
così solita e banale come tante
che non merita nemmeno due colonne su un giornale
o una musica, o parole un po' rimate
che non merita nemmeno l'attenzione della gente
quante cose più importanti hanno da fare
se tu te la sei voluta a loro non importa niente
te l'avevan detto che finivi male.

Ma se tuo padre sapesse qual è stata la tua colpa
rimarrebbe sopraffatto dal dolore
uno che poteva dire: "Guardo tutti a testa alta"
immaginasse appena il disonore
lui, che quando tu sei nata mise via quella bottiglia
per aprirla il giorno del tuo matrimonio
ti sognava laureata, era fiero di sua figlia
se solo immaginasse la vergogna
se solo immaginasse la vergogna
se solo immaginasse la vergogna.

E pensare a quel che ha fatto per la tua educazione
buone scuole, e poca e giusta compagnia
allevata nei valori di famiglia e religione
di ubbidienza, castità, e di cortesia
dimmi allora quel che hai fatto chi te l'ha mai messo in testa
o dimmi dove e quando l'hai imparato
che non hai mai visto in casa una cosa men che onesta
e di certe cose non si è mai parlato
e di certe cose non si è mai parlato
e di certe cose non si è mai parlato.

E tua madre, che da madre qualche cosa l'ha intuita
e sa leggere da madre ogni tuo sguardo
devi chiederle perdono, dire che ti sei pentita
che hai capito, che disprezzi quel tuo sbaglio
però come farai a dirle che nessuno ti ha costretta
o dirle che provavi anche piacere
questo non potrà capirlo, perché lei, da donna onesta
l'ha fatto quasi sempre per dovere
l'ha fatto quasi sempre per dovere
l'ha fatto quasi sempre per dovere.

E di lui non dire male, sei anche stata fortunata
in questi casi, sai, lo fanno in molti
sì, lo so, quando lo hai detto, come si usa ti ha lasciata
ma ti ha trovato l'indirizzo e i soldi
poi ha ragione, non potevi dimostrare che era suo
e poi non sei neanche minorenne
ed allora questo sbaglio è stato proprio tutto tuo
noi non siamo perseguibili per legge
noi non siamo perseguibili per legge
noi non siamo perseguibili per legge.

E così ti sei trovata come a un tavolo di marmo
desiderando quasi di morire
presa come un animale macellato stavi urlando
ma quasi l'urlo non sapeva uscire
e così ti sei trovata fra paure e fra rimorsi
davvero sola fra le mani altrui
e pensavi nel sentire nella carne tua quei morsi
di tuo padre, di tua madre e anche di lui
di tuo padre, di tua madre e anche di lui
di tuo padre, di tua madre e anche di lui.

Ma che piccola storia ignobile sei venuta a raccontarmi
non vedo proprio cosa posso fare
dirti qualche frase usata per provare a consolarti
o dirti: "è fatta ormai, non ci pensare"
è una cosa che non serve a una canzone di successo
non vale due colonne sul giornale
se tu te la sei voluta cosa vuoi mai farci adesso
e i politici han ben altro a cui pensare
e i politici han ben altro a cui pensare
e i politici han ben altro a cui pensare.

Che poi bastava il pensiero di Guccini, altro che il mio delirio !

giovedì 17 novembre 2016

COLPI AL CIUORE di K. HOTAKAIANEN

Lo so, mia moglie mi dice che dovrei scrivere una prima bozza, poi rileggerla un po' di volte e riscriverla. Così vengono fuori le cose migliori. Scritte, rilette, riscritte. Pensate, razionalizzate, ordinate. Ci ho anche provato con qualche mia riflessione cinematografica,  e- come sempre-lei ha ragione. Serve anche per trovare parole giuste, esser meno dispersivi.
Io però di fronte a un libro così urgente, potente, forte, commovente e divertente, non so.. Mi pare di far un torto al suo autore e sopratutto a Raimo e Illona, se dovessi trattenere la spontaneità delle parole di fronte ad altre parole così piene di pathos e  di senso dell'ironia.

Perché , è vero, codesti nordici hanno tanti difetti ( uno su tutti il pessimo clima) ma sanno scrivere/descrivere, filmare/rappresentare, benissimo la fragile amarezza della vita, le sconfitte e i dolori e quel pizzico di malinconica goia, che non sistema nulla, ma ti porta a star in piedi, barcollando, contro il Grande Nulla, il Buio di una vita spesa in posti dove fa sempre freddo e c'è un tempo orribile.
No, però non credo sia solo questo! I personaggi! Signori miei, i personaggi! Che diventano persone, esseri di carne e sangue e ossa pestate dal tempo, dalla vita che non va come dovrebbe andare, Raimo e i suoi sogni di grandezza, la sua voglia sfrenata di fare cinema, il suo sentirsi un grande esperto e sopratutto "amico" di quella gente, strana e solitaria, che son in un certo numero i cinematografari.
La parola dà e la parola toglie, penso che gran parte delle nostre sbronze di velleità artistiche, siano dovute ad esse.  Regista, attore, celebrità, star. Scrittore, drammaturgo, poeta.  Capisci? Sono parole così cariche di significati che ti inebriano e ti donano splendidi delirium tremens.  "Un giorno lavorerà con Von Trier o Moretti", " e ma tanto tra poco andremo a Roma, li ci stanno gli scrittori. Quando torno a Firenze avrò il mio tavolo d'onore da Scudieri o Scuderi, tanto sono io il nome di richiamo non il locale", "scriverò cose bellissime, ho tantissime idee. Non faccio altro che scrivere storie nella mia testa e le lascio libere. Di disperdersi, di annientarsi. Che gesto da vero artista" Ma se incominciassimo a chiamarli: "cinematografari", con tanto di ao? La Struggente, Grande, Bellezza della nobilissima lingua romana, sta tutto qui: sei un cazzo di lavoratore. Non fai bulloni, fai storie, finzione, roba falsa che ti serve per pagare casa, alimenti, e troie. Sei uno come me, che sogna di stare bene e intanto vive di quel che può e non vuole. Scrittore e bla bla bla, no: parolaio. Come me, come tutti i Raimo del mondo, no? Campiamo di parole. I fatti li lasciamo a chi è maturo al punto giusto, da accettare la mediocre essenza della vita.
Poi scopri che la vita non è così disastrosa: hai una famiglia, dei figli, una moglie. Perché quando hai una persona che ti ama, cambia tutto. Lo dicevo a Raimo, cosa stai facendo alla tua famiglia? Per inseguire un sogno balordo, senza senso, tu non sei un esperto di cinema. Sei, come ce ne sono tanti, uno che stravede per prodotti dozzinali, per mestieranti, sei un operaio. Appartieni alla classe operaia, abbandonata, sola, molti vanno a lavorare in Svezia. Tu no. Tu, va dato atto e ti rispetto, hai deciso che il lavoro non ti rovinerà la giornata. Non diventerai schiavo dei curricula, dei parolai al servizio del mercato. Tu sei uomo di cinema. Lo pensi perché scrivi lettere a un regista che ti odia, rompi le scatole alla tv pubblica ogni giorno. Perché vuoi che trasmettano i tuoi sciocchi film di inseguimenti e ammazzamenti
L'occasione della tua vita, povero pirla di un Raimo, arriva quando - per scappare alla mafia- arriva la troupe de Il Padrino. Pensi di lavorare come assistente, pensi che sarà la grandissima occasione. Tu sei depresso, stai male, ma come ogni maschi, ogni uomo, sei anche scemo. Non diciamo mai: sono depresso, non ce la faccio. Si beve, si inventano bugie, si crede che la volta è buona, si scopa e ci si ubriaca. I sentimenti fanno paura, le lacrime e il pianto vietati. Anche quando, e noi sciocchi maschi lo sappiamo benissimo, abbiamo voglia di piangere tutto il giorno. Sulle nostre macerie, ma no: bisogna credere, combattere, obbedire. Lo stronzo che ha inventato questo slogan del cavolo, ha finito la sua vita facendo da orologio a pendolo. Raimo, poco a poco le cose crollano

Un libro spiazzante. Di quelli che leggi divertendoti, trovando belle le trovate surreali, e poi piano piano, ecco: il dolore di vivere. La sciocca testardaggine umana, di rovinare l'amore. Distrutti dal lavoro, dalla responsabilità di essere madre senza marito a darti una mano, di esser padre, di vivere.
E le cose quando crollano fanno male, troppo per personaggi che ormai ami profondamente.
Sì, possiamo anche amare i personaggi di un film o di un libro. A me capita sempre.
 Si ride, ci si commuove e alla fine saranno le lacrime di persone dotate di sensibilità a trionfare. Per un finale tenerissimo, amarissimo, struggente.
In  mezzo tantissimo amore per il cinema, tantissima pietà per quelli che si perdono, non ce la fanno, e nonostante ciò barcollano, cercano di vivere e di far trionfare i loro sogni. In qualche modo, forse, sarà anche possibile
Opera da leggere, da tenere nel cuore.
Scusate per la cascata di parole, di frasi, di cose, scritte qui. Forse dovrei metter ordine e razionalizzare, ma la parole sono dinamite. Esplodono nel cuore e fanno tremare il sangue quando si legge qualcosa che ci tocca così profondamente