lunedì 20 ottobre 2014

LA BAMBINA CHE AMAVA TOM GORDON di STEPHEN KING.

Una bambina si perde nel bosco.
Ecco, questa in massima sintesi la trama di questo ottimo romanzo.  Ora, quanti sviluppi potremmo dare alla trama? Eh, hai voglia ! Tantissimi.  Potresti far che lei incontri personaggi fatati e che il bosco sia una porta verso fantastici regni, potresti popolare il bosco di mostri terrificanti, potresti farle incontrare una famiglia di psicopatici cannibali. Tantissime cose. Tutte cose che ti aspetteresti da un romanziere noto per i libri horror.
Saremmo tutti felici,perché l'ammiratore disciplinato non vuole altro che leggere quello che lui pensa. Non affidarsi al lavoro sapiente e alla visione dell'Autore, oramai , anzi...L'autore è un vecchio idolo crollato per i nostri avi. Noi amiamo una letteratura popolare fatta dalla ggggente per la gggente.
Quindi ecco fioccare critiche estemporanee , di natura personalistica, con il gusto od opinione del singolo che prende il posto di una riflessione più seria.
Viviamo il tempo di giudizi come: che palle, noioso,lammmerda e così via. Sai, i treni per la siberia non partono più e la rete enfatizza ogni cazzata che scriviamo.



King avrebbe potuto scrivere un romanzo horror. D'altronde lui, da anni, è il " Re" del genere,che piaccia o no. L'uomo che è riuscito a superare anche la barriera del genere e il settarismo di chi scrive e legge il genere, qualsiasi persona - anche se non ama l'horror- lo conosce. Almeno per aver visto un film tratto da un suo libro, o per altri ameni motivi.
Quando succede codesta cosa io sono felicissimo. Non sono uno di quelli che si accontenta di essere l'idolo degli amici del bar di Livorno, sopratutto quando un artista che a me garba , abbia stoffa e talento da vendere.
E King ce li ha.
Si dice , luogo comune, che egli sia pleonasticamente prolisso. Rientra nei giudizi debolissimi dell'opinionismo da web, io invece questa sua prerogativa l'adoro. Non è prolissità,è attenzione. E in codesto romanzo ne avete la prova provata.



Un romanzo breve, ( solo 200 pagine molto più che meno),rispetto alla produzione kinghiana per narrare la vicenda di una bambina: Trish.
Lei è in gita con la mamma e il fratello Peter, adolescente inquieto che si sente vittime del bullismo dei nuovi compagni, in poche pagine ci viene spiegata una situazione famigliare. La separazione dei genitori, un adolescente fragile che cerca di ritrovare la quotidiana serenità non comprendendo le problematiche dei genitori,e la madre non ha la forza di capire il dolore del figlio. Una situazione normale,che tutti possiamo o abbiamo vissuto
E poi c'è lei: Trish. Una bambina come tante,se non fosse per la sua passione per il gioco , anzi voglio scrivere : il giuoco,  del baseball . In particolare per un giocatore: Tom Gordon.



Tutti abbiamo avuto i nostri idoli, ( io ce li ho ancora: lars, nanni, woody, josip vissarionovic dszusghavili,),fa parte dell'età.  Per crescere , poi, si deve metterli in discussione. Come ho fatto io con King e Moretti,perché noi cambiamo durante la nostra vita, ( se non dovesse capitare significa che abbiamo quella bruttissima malattia che è l'adolescenza eterna. Vivendola male nel corpo di un vecchio,pensateci eh),quindi metterli in discussione significa decidere " cosa portare con noi". King ,ad esempio, lo porterò con me fino alla morte.

Trisha è piccola non si fa di questi problemi. Ha altri problemi, tipo: " dove fare la pipì?" Ma facile! Dietro un albero. Solo che la tua mamma sta litigando con tuo fratello,e in poco tempo ti hanno persa.
Comincia ora un'avventura fatta di fango, paludi,temporali, notti all'aperto,isolata dal mondo e in preda ad allucinazioni terrificanti, ( la misteriosa cosa, nota come Il Dio Dei Perduti),o consolatorie , ( come il tuo idolo Tom Gordon),sopra a questo c'è la solitudine e sopratutto la paura.

L'abilità di Stephen King è quella di prendere come protagonista assoluta la bambina,lasciando piccoli spazi ai suoi parenti e ad altri personaggi, che comunque sono descritti benissimo,  facendoci entrare nella sua testa.
Non è un adulto che descrive un bambino,ma facendolo agire come " un adulto pensa si comporti un bambino",ma una persona adulta che lascia spazio a una piccola di esprimersi ed esprimere le sue paure ,ma anche le piccole gioie per aver superato certi ostacoli.

Molti rimarranno delusi perché pretendono l'orrore a tutti i costi. Presenze demoniache, vampiri. Non ci sono,ma c'è un altro tipo di orrore, più sottile, più concreto in un certo senso. I rumori notturni, la fitta vegetazione, gli animali, ( che guarda caso non sono pucciosi come disney , quel farabutto, ce li rappresenta),e ripeto: essere soli.



Uno scrittore mediocre, o peggio ancora un ex grande oramai sulla strada del tramonto, non saprebbe descrivere così bene la situazione e non ci farebbe entrare nella testa della piccola,avvertire la consistenza del fango,l'umidità dei boschi, la sofferenza per il distacco dai cari e la spossatezza per la malattia,l'imbarazzo e il pianto disperato per non trattenere esigenze fisiche. Girerebbe a vuoto.
Questo in codesto piccolo,ma buon romanzo, non capita.
Abbiamo esseri umani descritti nei migliori dei modi. Non è affatto poco.
Certo se il finale fosse tragico,come ho immaginato io,sarebbe migliore,ma non lo è. Rimane un'ottima chiosa lo stesso,ostrega!

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