martedì 13 gennaio 2015

UNA BAMBINA di TOREY L. HAYDEN

Di solito come affrontiamo la problematica del diverso? E nello specifico di chi è portatore di malattie o disfunzioni psichiche ? Come affrontiamo quelli che chiamiamo matti?E se sono bambini? Se fossero i nostri di bambini?
Magari potremmo dire che sono tutti uguali,ma mentiremmo. Il problema, la malattia, esiste. E non possiamo far finta di scordarlo, nondimeno quel bambino e quella bambina, proprio perché ogni singolo giorno lottano tenacemente per stare al mondo, meritano tantissimo affetto e amore. Affetto e amore, nella nostra malata,deviata,instabile , società, paiono cose senza senso. Non la penso così. Tutti abbiamo bisogno di essere amati. Sopratutto quando ci sentiamo in difficoltà

Una Bambina

Una Bambina, è un libro fondamentale. Talora vengono pubblicati, o girati, libri e film che al di là della loro bellezza puramente tecnica,hanno dei messaggi importanti, ci aiutano a riflettere,comprendere, pensare, su argomenti scomodi. Sono quelli che preferisco, perché io credo che ogni artista sia legato al suo tempo e lo sappia -debba analizzare,criticare, giudicare, rappresentare.
Torey in questo libro ci parla di Sheila. Una bambina di sei anni, che alla sua età ha commesso un atto criminale: ha sequestrato e dato fuoco a un bimbo di tre anni. Non è morto lui, non è questo il tema portante.
La bambina, però, prima di finire in un ospedale statale deve frequentare la scuola e quindi finisce nella classe per bambini con grossi problemi spesso psichici gestita da Torey.

Tra le due , maestra e allieva, nasce un rapporto di profonda amicizia, Tra momenti durissimi, scontri feroci, tanto dolore,però - e questa è l'importanza del libro- noi siamo quelli che amano, anche se vuol dire perdere.
Non c'è pagina in questo magnifico libro dove non si cerchi di dar peso all'umanità di tutti i protagonisti,senza giudizi giustizialisti , senza paternalismi. Sono commoventi le descrizioni che la donna fa del padre della bimba. Uomo duro,scontroso,solo,sconfitto,alcolizzato,eppure in due occasioni mostra un'umanità sconfortante. A furia di negare a sé stessi l'affetto e l'amore,si finisce per divenire aridi,eppure essendo umani sappiamo voler bene a chi ci sta accanto,e quel padre disgraziato lo mostra. A modo suo,certo,ma Torey è bravissima nel descrivere questo adulto perso che un tempo ,forse, era un bambino che voleva e cercava un rapporto fatto di sentimenti e attenzioni.
Non è però un romanzo buonista, non temete ! Il dolore,il malessere, l'amarezza,la violenza, la sconfitta, tutto questo è presente. Solo che ,saggiamente, qui non ci si vuol soffermare solo su un singolo aspetto: non è un romanzo ottimista dove ti dicono: ma va là, quale malattia! Pensa positivo e guarisci! Non è nemmeno un romanzo che cerca la scena madre, il dolore per il dolore.
Ogni personaggio ha miserie e nobiltà, c'è un'attenzione ed empatia assoluta nei confronti di ogni vita, c'è un bellissimo rapporto tra la maestra e la sua alunna
C'è umanità. E non è poco
Un libro da riprendere e leggere.

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