Chissà come mai a noi baldi e ruspanti giovani scrittori della nuova generazione di narratori popolari, amiamo tanto le storie apocalittiche? Forse perché possiamo dar libero sfogo alla nostra fantasia. Non ricordiamo più come è fatta una strada, un quartiere, una città? Eh sai, c'è la fine del mondo! Sicché possiamo inventarcela noi la nostra città Possiamo inventare i pericoli, copiare dai classici del cinema e spacciar il tutto per idee meravigliose di contaminazione tra mezzi artistici.
Possiamo insomma divertirci. E, si spera, divertire.
No, per carità: tutto bello e giusto, ma sai? Ho quasi quarantanni. Sono fuori dal tunnel del divertimento da un bel po'! Quindi, e qui la cosa si fa interessante, puoi scrivere per parlare di altro. Per parlare delle tue insofferenze, del momento di smarrimento di fronte alla vita, di precarietà sentimentale e di solitudine umana senza un ben preciso appiglio. Quando la fine arriva siamo soli, con la paura e la speranza, ma soli.
Sono queste le sensazioni che si provano leggendo codesto brevissimo romanzo o racconto lungo, che vede all'opera una giovane di grande talento: Francesca Fichera. Una delle firme di punta del blog "Cinefatti", appuntamento imperdibile per ogni amante del cinema. Autrice anche della sceneggiatura di LV- 225, un corto di genere fantascientifico che ha debuttato al Festival di Cannes due anni fa. Mica " matrimonio al sud" eh!
Cosa narra, dunque, codesto romanzo breve/racconto lungo? Della fine, o di una fine. Del mondo, ovviamente, ma anche dei rapporti umani che si sgretolano nonostante si voglia mantenerli forti e duraturi. Non conosciamo il nome dei protagonisti, non è dato saperlo, nemmeno fino in fondo le loro relazioni. Sappiamo solo che la protagonista si ritrova nel bel mezzo di un'apocalisse. Il tempo sembra impazzito, il mondo un posto cattivo e violento. Carcasse di animali, di cadaveri, nuvole per nulla innocue, un vento che fa impazzire e spaventare. Cosa è successo? Non lo sapremo mai. Il tutto avviene: ora e qui. In un presente eterno, rimandato troppe volte, ma la morte non puoi rimandarla, nemmeno la feroce speranza di salvarsi.
Perché quando ti sei salvata e forse è arrivata la pace, eterna o momentanea non si sa, cosa porti con te? Quando un evento doloroso e devastante mette in crisi il tuo mondo, come puoi salvarti?
Francesca è bravissima nel metter in scena suggestioni, percezioni, stati d'animo . Una scrittura essenziale, implosiva, che assorbe il dolore e lo restituisce apparentemente ovattato, ma nella sostanza brutale. Non rincorre facili orrori e scene ad effetto. Perché a lei il genere serve per dire altro. Qualcosa di sé, come ogni scrittore e scrittrice di talento o come Moretti, qualcosa che forse non riesce a spiegarsi o non vuole spiegarci, oppure è solo una splendida istantanea su un momento preciso: pochissime ore. Nel quale il mondo muore e rinasce e noi rimaniamo storditi: Nella Luce
Hai descritto benissimo quello che questo libro evoca. E' difficile descrivere il momento. Molto più facile parlare di ricordi o sogni. L'ora è fugace e, proprio per questo, non ama essere fermato in un'istantanea. Nella luce, invece, ci riesce. Ed è un grande merito.
RispondiEliminaSi, è un esempio unico e raro di apocalisse nel momento, con quello che vivi in quel momento.. Devi esser proprio una grande scrittrice per far questo
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