giovedì 5 febbraio 2015

NUMERO ZERO di UMBERTO ECO

Il nuovo libro di Eco è stato al centro di numerose polemiche. Non avendo letto altro di costui , non penso di aver gli strumenti necessari per fare paragoni e altro.
Quindi mi limiterò a scrivere le sensazioni, i pensieri, che codesto libro mi ha donato.  Un libro, peraltro, che mi è garbato assai , in particolare l'uso di una raffinatissima ironia usata al fine di mostrare la deriva nazionale e del lavoro di chi fa informazione.




Mi pare che come al solito, in questo paese, si cerchi una polemica pretestuosa per non approfondire un tema importante. Quindi le accuse a livello letterario, per evitare una discussione sulla manipolazione, la strumentalizzazione, l'uso interessato degli eventi, delle notizie, della Storia.
Tutto è narrabile,tutto diventa fantasia sospesa tra finzione paranoica e verosimiglianza, per cui ecco riprendere la storia del Duce. E se non fosse morto nel 45? Da questa fantasia , ( frutto di un popolo bambino, incapace di accettare la propria responsabilità storica e la fine di ideologia, prassi politiche, rassicuranti illusioni, per questo i capi non sono mai morti o dovranno tornare. Questa piaga ahimè è riscontrabile anche tra alcuni ultra rivoluzionari, in certi compagni slegati dal nostro contesto storico, che preferiscono inventarsi soluzioni utopistiche piuttosto che analizzare errori e cantonate), parte la storia di un giornalista di mezza età, uno che ama definirsi un "perdente". A esser sinceri non ama affatto definirsi in cotal guisa, diciamo ha una certezza, una conferma, in anni e anni di oscuri lavori, di cose da poco.
Un giorno riceve l'incarico di scrivere un libro per un collega, il quale sarà anche direttore di un giornale, " Domani", che in sostanza dovrà rimanere un Numero Zero. Lo scopo di codesto quotidiano è solo quello di far entrare nel giro che conta, quello di finanzieri e riccastri vari, il suo proprietario. Attraverso articoli pieni di insinuazioni e altro.

Eco racconta come è iniziato il declino culturale , ( e quindi umano e morale ), del paese. Lo so che molti di voi si sentono estremamente fighi perché siete dei pirla no buonismo, no radical chic, pane al pane vino al vino. Fate bene, perché in fin dei conti è successo questo negli anni 90: la riscossa dei mediocri. E non di quelli che hanno, ( come il protagonista), una coscienza che faccia capire a egli quanto valga poco, no ! Troppa grazia! I mediocri che trionfano sono quelli ignoranti, ottusi, smemorati a seconda del caso, rancorosi repressi, ciarlatani di ogni risma, viziosi e trasgressori da poco, e tutto questo è fattibile e possibile grazie all'uso dell'informazione, delle note di costume, del far sembrare normale ciò che non lo è.




Così questa redazione di gente raccogliticcia , guidata da personaggi cinici e disposti a tutto, ( ma con il coraggio di un zelante impiegato tirapiedi, piuttosto che con la furia di un dominatore dei tempi), studiano come vendere fatti rielaborati e sistemati , al fin di guidare l'opinione pubblica verso allarmismi, gusti personali, insomma ammaestrare il popolino a seguire per bene le regole essenziali imposte dal sistema. Tanto che una delle frasi migliori del romanzo , senza dubbio, è quella donde il direttore dice: " Fare notizia. Ed è vero : noi "facciamo" le notizie".

Potrebbe sembrare , quindi , un sostenere teorie complottiste, ma non è affatto così. Vi è differenza tra il collega paranoico,o meglio in cerca di un grande scoop che lo faccia splendere in una vita poco memorabile,che si butta a capofitto in una storia improbabile sul Duce, e l'abilità manipolatrice di chi si rende conto che il sistema stia cambiando, ( caduta del muro e quindi nuovi conflitti e alleanze) e ne approfitta per modificare il senso comune e la massa. Si, magari vi sentite particolari e indipendenti, ma sapete : siete massa. Massificazione dell'ego,ecco.

Per questo , a mio avviso, Numero Zero è importante e da leggere: per rimembrare. Cosa siamo diventati e perché. Il resto sono polemiche pleonastiche.