lunedì 22 luglio 2013

IO SONO LEGGENDA di RICHARD MATHESON ed Fannucci









Esiste eroe più tormentato,dolente,sottoposto a un destino sadico e a una resistenza pleonastica, tanto quanto Robert Neville? No, non credo. Leggendo questo celebre romanzo del popolarissimo maestro del fantastico e non solo Richard Matheson, si avverte il peso durissimo di un'esistenza travolta dalla fine di una società, di un mondo, per colpa di un virus che trasforma gli abitanti in vampiri.
L'isolamento soffocante non si avverte in nessuna altra opera,tanto da risultare disturbante anche per il massimo realismo della messa in scena
Robert vittima dei suoi istinti sessuali che non riesce a controllare,che si applica studiando le origini del male come se potesse debellarlo,sconfiggerlo, i ricordi della moglie e della figlia che lo tormentano,la musica ad altissimo livello ..E la solitudine. Che diventa cosa concreta, tangibile, la senti tutta e fa male. Molto male.

Neville ha la stessa potenza dei grandi personaggi tragici che troviamo nei classici,è veramente una leggenda fatta di carne ed ossa. Si porta con sè una lugubre e mortale resistenza. Ultimo uomo della nostra razza, consumato dai ricordi,dai desideri, spietato assassino diurno di vampiri, è l'uomo che si illude di poter sopravvivere perchè si abitua alla "solitudine",ma come sappiamo è assolutamente impossibile. Siamo animali sociali, pur con mille contraddizioni,ma non siamo fatti per rimanere soli.
Tanto che nelle pagine più strazianti e commoventi, Robert che cerca di allevare un cane. Ecco qui cogliamo due cose: 1) ma quanto sono pirla ad aver scoperto solo ora la grandissima qualità di scrittore di Matheson, 2)come si deve creare pathos e dolore anche senza un linguaggio pomposo o scene madri strazianti.
Basta un uomo che dopo tantissima solitudine,dopo una caduta nei pensieri più neri,dopo un quotidiano dolore, scopre di avere dei sentimenti. Ed è dolcissimo,tenerissimo,ma non volgarmente "buonista", non c'è nulla di ricattatorio. C'è solo tutto il bisogno di amore che ogni uomo ha , da donare a qualcuno. In questo caso un povero e malandato cagnolino, assurge a simbolo di speranza. E tu lettore ci credi,tifi affinche qualcosa di buono capiti al povero Robert..se sto cazzo!
Ti arriva una mazzata clamorosa! Comprendi come la divisione genere o altro talora sia labile,anche se necessaria perchè tutti e tutto devono essere etichettati,catalogati,inseriti in preposti contenitori e spediti dove sappiamo benissimo. Non amo la confusione  e le teorie del mischiare alto e basso. Io punto solo in alto e anche nel genere cerco i vari Autori, non i mestieranti. Cioè quel gruppo di scrittori,registi, che usano un genere e lo innalzano a livelli artistici clamorosi, non raccontando una semplice storia,ma regalando suggestioni,riflessioni,metafore.






Questo è esattamente il romanzo di Matheson, uno sguardo durissimo sull'involuzione umana, sul confine fragile tra bene e male, ragione e follia, con un finale apocalittico e crudele che vede l'estinzione del nostro genere e una guerra spietata tra vampiri e infetti. Una nuova razza nasce,ma è violentissima e feroce,disumanizzata,anche se ne ha la forma.

Raramente capita di leggere un libro così amaro,rimanendo nei confini della letteratura popolare e di genere
Poche volte abbiamo a che fare con un personaggio così complesso e profondo come Robert Neville, e ancora meno ci capita di leggere un finale tanto feroce e crudele,quanto dolcemente naturale,accettabile.

Tanto bello e importante il romanzo,quanto è sfortunata la sua vita al cinema. Tolta la versione girata in italia con Vincent Price, (l'ultimo uomo sulla terra),che ha un suo inquietante fascino,il resto è veramente lammmerda eh! Quella con Heston , (occhi bianchi sulla terra) è soporifera e letale,almeno per me

Cinema e letteratura sono due arti fondamentali,ma hanno diversi modi di intendere il come metter " in scena " una storia e credo che un libro così cupo e a suo modo intimista come questo ,sia poco presentabile al cinema. Si,ci sono i mostri,ma quello è il dito per gli allocchi,la sua natura segreta e intima è nella disintegrazione della società e degli individui
E ci riusciamo benissimo da soli.







lunedì 15 luglio 2013

IL FANTASMA DELL'OPERA di GASTON LEROUX

In estate, per lungo tempo, spesso sulle reti private trasmettevano film horror a buon mercato. Qualche volta, molto raramente, pure qualche classico.
Classico? Possiamo utilizzare questo termine per il genere? Dopotutto il cinema dell'orrore è come quello pornografico, no? La gente vuole sangue e frattaglie, è roba sostanzialmente per ragazzini e ragazzine non cresciuti/e.
Non concordo affatto. Ogni genere ha il suo vertice, la sua opera che usa le regole per dire e fare altro. Una storia quando è buona, funziona, non ha importanza quale che sia la sua origine. Perchè attraverso le storie legate al fantastico e al macabro ci avviciniamo alle radici delle nostre fobie, dei nostri pregiudizi, facciamo i conti con la parte nascosta e che non ci piace presentare ai nostri futuri suoceri.

Quello che mi piace del genere horror è proprio il mostrare il lato oscuro della luna, il rovescio della medaglia, smontare le nostre certezze circa cosa sia il bene,le cose giuste.

Il Fantasma dell'Opera è un libro scritto nel 1910 da un ex avvocato arrivato al  giornalismo giudiziario e poi sportivo. Un uomo che scopre la sua passione per la scrittura, come tanti di noi, e diventa autore di popolarissimi Felleuiton, cioè le storie popolari,per le masse, nobile attività che è alla base dell'espandersi tra il popolo di un immaginario collettivo assai forte, composto da avventure,melodramma e così via.

Romanzo che si presenta sotto le mentite spoglie di un resoconto di cronaca, (bisnonno di tutte quelle "basato su una storia vera",che da anni trionfano sugli schermi nostrani), ambientato durante il periodo del regno di Napoleone III è una splendida ,tragica, commovente , storia d'amore. Con elementi gotici e spaventosi, ma in sostanza io la vedo come una bellissima e struggente saga di cuori spezzati,amori impossibili, destino cinico e baro.

La prima parte è forse la migliore, quella più dinamica , con i siparietti comici ai danni dei nuovi direttori che non credono affatto all'esistenza del Fantasma, l'incidente alle corde vocali che danneggia la voce a una soprano rinomata ,l'incidente mortale nella sala del teatro.




                                     Gaston Leroux - Le Fantôme de l'Opéra.jpg


Comprendi di trovarti di fronte a un capolavoro, a un classico,quando la lettura non è schiava di un preciso momento storico o , in alternativa, quando i personaggi vanno oltre ai limiti temporali dell'opera.

Ecco, questo capita secondo me in questo libro.

Non è difficile per noi , ( quel noi è rivolto a me eh?), identificarci in Eric. Simbolo di una mostruosità celata nelle oscurità di una solitudine cattiva, non voluta ,ma subita per via della sua diversità,. Il viso sfigurato che lo rende impresentabile, la sua furia devastatrice, il suo odio incontrollabile, la sua venerazione per la musica e quel rapporto bellissimo tra lui e Christine, dove luce ed ombra si sciolgono insieme per creare un sentimento controverso di orrore e pietà. E poi c'è Raoul, il nobile che soffre perchè la società vede malissimo un matrimonio tra uno dal sangue blu e una cantante.

Così mentre tu leggi di inseguimenti,languide parole e promesse d'amore, scopri che non è cambiato molto da allora.
I normali, la gente dabbene, la borghesia , i sani, schifano e ostacolano la felicità di chi per un motivo e l'altro non è loro pari.

Divisioni e pregiudizi resistono sempre e a lungo, ne crolla qualcuno solo perchè alla fine fa comodo alle classe dirigente e dominatrice,ma gli Eric di questo mondo riceveranno sempre il disprezzo e l'odio degli altri e loro , obbligatoriamente, non potranno che ricambiare.

Ecco il valore sociale di questa opera mi pare non sia mai stato ben analizzato, si presta attenzione all'intreccio, all'arte artigianale di creare grandi passioni e scontri . Ma quanto ci dice di noi e dei nostri limiti? Quante volte ci siamo sentiti come il grande Signore dei Cunicoli? Quante volte le nostre diversità sono state da ostacolo nei rapporti con gli altri? Magari arriviamo anche a vergognarci di esse,come se la massa di presunti normali abbia qualcosa di sano da donarci.

Io amo profondamente questo personaggio, che a mio avviso rimane forte e vivido anche quando la storia mostra i segni del tempo.

Penso che sia un ottimo regalo,una sana eredità da lasciare ai giovani, con lo scopo di far amare a loro il genere horror, e sopratutto farli ragionare sull'enorme potenzialità che ha la scrittura popolare.

Perchè Eric non è un mostro,ma uno come noi caduto in disgrazia.

ps: tantissime sono le versione cinematografiche , alcune orribili e altre splendide. Quale la vostra versione preferita? Quale la peggiore?

mercoledì 3 luglio 2013

JOYLAND di STEPHEN KING

Come si può spiegare l'amore? Come puoi far partecipare altra gente alla tua festa di gioia e commozione ogni volta che esce il libro di uno scrittore tanto importante per te?
Ogni libro e ogni autore è un compagno, (si sono tutti dannatamente bolscevichi anche a loro insaputa , i capitalisti al massimo possono pubblicare 50 sfumature eh),di avventure, un maestro che ti dona insegnamenti, un amico che conosce ogni tuo stupido desiderio e che ti protegge dai tempi cattivi che prima o poi arriveranno nella tua vita.
Ritorni bambino,come quando credevi a quella festa ..come si chiamava? Dai quella che poi la cosa importante era mangiare il panettone e ricevere regali..Una cosa tipo : "Natale" tipo.
Insomma torni ad aspettare il tuo regalo,ma roba che ne parli mesi prima a tutti eh?Non vedi l'ora di gettarti in quella realtà parallela dove ci sono :mostri,eroi guasconi,belle fanciulle eccetera eccetera.
Il potere dell'immaginazione, il potere divino di creare vite e mondi,il grande potere di saper usare questo: ; (il dannato punto virgola!)
Si,dai è veramente roba da bolscevichi il creare cose nuove abbattendo il vecchiume del conformismo,dei personaggi stereotipati senza anima,fare a pezzi le perle di saggezza dei Volo di questo mondo.

Quindi capirete anche voi in che stato io fossi, pria di accalappiar sifatto libello!



                                                          



Ho letto critiche entusiastiche da parte di moltissime bloggers che peraltro stimo parecchio,ho letto sopratutto recensioni positive da parte del pubblico femminile,mi pare interessante questo dato di fatto,che il buon zio Stevie sia diventato D. Steele?

Bè, fatto sta che pur non essendo un capolavoro,pur avendo dei punti meno felici e cadute di tono,questo libro possiede una sua forza ,una sua urgenza, che a me ha conquistato. Sai quei prodotti che procedono tranquillamente,se la prendono comoda,e nel frattempo ti fai un giro in compagnia di personaggi ben scritti ,che ti par di conoscere,scambi per veri. Seppure legati al classico stereotipo del genere

Questo libro vive in bilico tra buona prova letteraria e la possibilità di cannare in pieno. Non soffrendo di labirintite ,diciamo che si salva con una piena sufficienza
Perchè le parti che ci commuovono, che ci fanno riflettere,sono di più rispetto a un pre -finale un po' loffio, (lo scontro finale con il cattivo), certe banalità, (il giovine che fa sesso con la madre del piccolo malato e condannato a morte prematura),perchè poi si avverte una malinconia concreta. Non creata artificialmente per vivere sulla carta,ma molto probabilmente sentita da King stesso, che con questo romanzo saluta la sua parte  rimasta giovane.
Tu puoi continuare tutta la vita a fare il giovane,ma appunto :lo fai. Non lo sei. Si è giovani solo per alcune brevissime stagioni,poi diventi un coglione, un buffone,un patetico e ridicolo idiota. Invecchia, che è naturale cazzo!
Questo romanzo ti fa vivere la triste consapevolezza che le cose finiscano,che le belle cose - stranamente.- hanno l'abitudine di finire prima. E di rimanere immortali,seppure con tante zone morte, nel nostro pensiero.
L'età dei sogni,delle speranze,del farò questo e quello, insomma : ascoltati Gli Anni di Max Pezzali ed è tutto lì. Non fare lo schizzinoso o la schizzinosa,che conosco gente la quale stra parla di grande cinema menzionando Renny Harlin o Tony Scott eh!
Così entri subito in sintonia con Devin,uno qualunque che per tutto il libro si comporta da uno qualunque
Ecco questo è il potere di King: Realismo. Si,cari miei :fanculo il realismo,e bla bla bla. Il grande cinema e la grande letteratura del fantastico assume maggior rilevanza e potere se ancorata in situazioni di massimo realismo,altrimenti va...C'è la Magica Bula con i maghetti,elfetti e robe simili,ma vabbè...

Devin possiamo essere noi. Abbiamo tutti conosciuto una tizia che si è presa gioco di noi, (questo è tipico per noi maschi che siamo portati a essere romantici,fedeli,seri in fatto di relazioni eh....ghghghgg mi aspetto la furia delle femministe ^_^), tutti abbiamo fatto lavori stagionali, (e grazie al cazzo,siamo precari!),e conosciuto sul posto di lavoro gente fantastica e colossali figli di puttana.
Ecco il libro diventa importante per questo suo essere sinceramente crepuscolare. Non importa tanto la parte magica o il "giallo",ma gli incontri che Devin fa, le lontananze, la morte del tuo migliore amico,la vecchiaia del padre,l'ultimo saluto a un ragazzino.
Il mondo del luna park diventa così la metafora della vita ,con i suoi divertimenti  superficiali,ma che ci danno tanta gioia e la tristezza implacabile quando tutto finisce.

Non è un capolavoro e qualche detrattore saputo ce lo ricorderà, (lo so perchè io sono il presidente onorario dei Detrattori Saputi),ma se non vi intestardite nel cercare a tutti i costi l'orrore,vi rimarrà una piacevolissima storia di amicizia,amore,vita. Quella reale,concreta,quotidiana,normale. E lo ripeto: la normalità è una stupefacente officina di grandissime storie .

Ringrazio lo zio Stevie per Devin,Mike,Tom,Annie,Ed e l'ocio ocio a Lane....Godetevi questo libro,ne vale la pena

posto una bella recensione della mia amica Flavia

http://comeunafenice.wordpress.com/2013/06/23/joyland-stephen-king/

e la recensione della mia amica Francesca
http://www.scenecontemporanee.it/libri/vetrina-joyland-633