giovedì 19 gennaio 2017

La principessa sposa di William Goldman

Vi sono autentici capolavori che rispettano fino all'ultimo le regole del genere. Quanti stupendi libri di avventure in terre  lontane, eroici guerrieri, principesse in pericolo!  La favola e la sua versione per marines, cioè il fantasy, ci aiutano a comprendere molti grandi temi: l'amore, il coraggio,  quali medicinali prender dallo spacciatore di fiducia della palestra per aver il fisico di Conan, ma il carattere di Fantozzi.
Dai, più o meno queste sono le basi.
Non solo, codesti libri, sono assolutamente legati all'infanzia. Perché, io questo non me lo so spiegare- come direbbe il mio punto di riferimento filosofico: Tiziano Ferro- , quando sei piccolo succede che la mamma, il nonno, una baby sitter, Pennywise, ti leggano un libro. Per vari motivi: sei malato, accompagnarti decentemente verso il sonno. Queste cose. Crescendo pare invece che sia dannoso leggere a una moglie malata, un marito stanco, un padre che la vecchiaia rende infante, un libro. Non c'è nemmeno bisogno di questo, basterebbe coltivar il piacere di leggere per qualcuno che amiamo. Anche se abbiamo superato da un pezzo l'età delle elementari.
Comunque, quei momenti ce li ricordiamo per tutta la vita. Magari crescendo diventiamo degli adulti che orgasmano se li chiamano junior manager, vestiti per uccidere l'eleganza dei vestiti con visi tirati che manco una striscia di cocaina, pieni di soldi e con pochissima vita. O forse nemmeno un vestito elegante e i soldi, solo fallimenti e sconfitte che nemmeno ci facciamo caso, a parte quando caschiamo per terra dopo l'ennesimo " ultimo bicchiere"
La vita sa essere ingiusta, noi dovremmo trovare qualcosa per renderla più sopportabile.
Cosa credete, è per questo che hanno inventato i libri! Ed è per questo che esistono le fiabe o quelle cose piene di uomini mezzi nudi che fanno cose da uomini mezzi nudi, tutto molto virilmente, ci manca solo gli Abba come colonna sonora, ma questa è altra storia,
Tornando alla lettura del libro, prima di dormire, no. Non è il mio caso. Però quando stavo male, mia madre mi leggeva delle fiabe. Amavo Esopo, ad esempio. Avevo anche un'antologia con diversi racconti scritti da più scrittori, con protagonisti gli animali. Un libro con le favole Disney, uno che parlava dell'amicizia tra un orso e un bimbo o bimba mi par eschimese.
Li ricordo ancora. Per quanto i ricordi possano essere veri e non il ricordo di un ricordo. Questa però è un'altra storia.

La Principessa Sposa, è un libro che omaggia l'arte di leggere le favole ai nostri figli. Di come si possa, in qualità di lettore, anche cambiare una storia se pensiamo che possa esser "dannosa" per i nostri figlioli. Tratta anche della scoperta di un padre che si è sempre pensato "medio" , quasi infelice perché non ha mai sfiorato nemmeno da lontano, il fantomatico sogno americano. Eppure è un uomo romantico, a suo modo nobile. Non è solo questo, ovviamente!
C'è un discorso sul genere, si smontano i meccanismi, si ironizza sui luoghi comuni. Però, e questo è fondamentale, senza cinismo e cattiveria, ma con amore e partecipazione. Mitigate da ironia, sarcasmo, riflessioni anche taglienti, ma d'altra parte i libri-intelligenti e utili spesso sono anche così.
Goldman inizia parlando di sé, di quanto da piccolo non amasse particolarmente leggere, e di come il libro "La principessa sposa" dello scrittorie di Florin ,Morgenstern  gli abbia cambiato la vita. Come esso fosse una catena che lo legasse, con profondo affetto al padre, tanto che lui vorrebbe regalarne una copia al figliolo per il suo compleanno.  Così ci descrive la difficoltà per averlo, l'indifferenza del decenne per il regalo, la crisi che vive come padre e marito- per me avendo anche torto- ma sopratutto, scopre che il padre ha saltato molti capitoli e parti di quel romanzo. Che letto interamente è soporifero e tedioso
Così Goldman, decide di riscrivere il libro.
Ed è un libro fantastico, pieno di personaggi avvincenti e memorabili. Dalla protagonista Buttercup, così poco "principessina", all'eroico Westley, e al magnifico Inigo Montoya, straordinario spadaccino che vuol vendicare la morte del padre.
I luoghi, i personaggi, le motivazioni, sono quelle classiche. Cambia il modo di metterle su pagina. Presente è sempre un certo senso dell'umorismo che scardina i passaggi più abusati o tipici del genere, attraverso una ironia al limite dell'irriverenza
Compiendo il miracolo letterario di appassionarti per la "fiaba" narrata, divertirti per  via dei dialoghi sarcastici o della costruzione ironica dei personaggi, e porre una sottile malinconia per la vita che , al contrario delle favole, non ha quasi mai un happy end. Perché si può vivere tutta una vita parlando male inglese, essendo un uomo insignificante, fare il secondo aiuto di un barbiere e morire sulla poltrona del negozio, senza che i colleghi se ne accorgano, ma anche essere l'uomo che tagliando le parti noiose e inventando happy end per il figlio , gli lascia un prezioso insegnamento: per quanto possano fare schifo le cose, tu puoi scegliere quale parte della tua vita "leggere"
 ps: Si, è il libro da cui è stato tratto il film La storia fantastica

giovedì 12 gennaio 2017

Che mi importa di re cetriolo di Christine Nòstlinger

Possiamo elaborare le teorie più profonde e progressiste su ogni argomento, spostare in avanti sul terreno sociale l'idea che tutto sia normale una volta che ci facciamo l'abitudine, anche non aver legami profondi con nessuno, in particolare il nucleo famigliare di origine, e stare benissimo soli in un mondo di gente dinamica, che fa gioco di squadra, che lavora in aziende dove tutti sono una famiglia.
Solo che il dinamismo imposto da un'evoluzione di e per il mercato ti porta allo stress di competizione e all'esclusione di ogni collaborazione che non sia legata al qui ed ora, il gioco di squadra non unisce i giocatori e li sprona solo a rubare tempo alle loro vite per arricchire pochi, finito il gioco nessuna squadra, nessuna conoscenza in più. L'azienda come famiglia, penso sia molto lampante, no?Una delle grandi cazzate di questi tempi. Dove la famiglia, come la rivoluzione, la democrazia, la civiltà e la vostra amatissima libertà, sono diventate parole vuote. Senza significato alcuno.
Una sorta di autodeterminazione di rappresentanza, legata all'unicità del singolo massificato legato a un infantile bisogno di soddisfazione permanente,  mina dall'interno uno dei pilastri fondamentali delle società passate, presenti, future: la famiglia. Che sia tradizionale, moderna, tutto gira intorno ad essa. I problemi piccoli o grossi che abbiamo, le certezze e i caratteri , tutto parte da lì.
Molti sono i saggi, o i romanzi seri destinati a persone adulte, su questo argomento. Il punto è questo: possiamo scrivere un ottimo romanzo per bambini e pre adolescenti, su questo tema? Come farlo? Non rischiamo di banalizzare il tema?
Questo piccolo, magnifico, entusiasmante libro, ci mostra che tutto dipende dal "chi" e "come" viene affrontato l'argomento.
Cosa narra il libro e come lo fa? Narra le comuni vicissitudini di una classica famiglia austriaca di metà anni 70. Nonno, padre, madre, tre figli.Dove i bimbi sono materia e oggetto dell'autoritarismo paterno, della distanza materna, delle piccole attenzioni del nonno. La famiglia pur vivendo sotto rigide regole imposte dal capofamiglia come se fossero leggi sacre, ci appare subito un luogo disfunzionale e disgregato. Tracce di pedagogia nera, termine tanto caro ad Alice Miller, rancori sopiti e trattenuti, un certo rapporto logoro trasformato in normalità dal vivere quotidiano, sono alla base di questa famiglia. Che poi diventa il modo con cui gli adulti trattano i bambini o i ragazzini. A casa e a scuola: come degli oggetti che devono esser riempiti come tacchini alla cena per il ringraziamento, di idee, valori, regole, da rispettare perché lo vuole il babbo o il professore. Cresceranno cittadini timobondi davanti alle autorità, in pubblico, ma privi di morale nel privato.  L'educazione imposta non serve a nulla, se non a vivere in pace come genitori o professori
Questo universo rigido e soffocante viene mosso dall'arrivo di uno strano essere: Il Re Cetriolo. Cacciato da un colpo di stato da parte delle patate, suoi sudditi, il quale in quella famiglia trova un comodo rifugio per elaborare il suo diabolico piano di rivalsa contro i suoi cittadini.  Il magico non interviene per sanare la situazione, ma anzi la peggiora. Il padre, un uomo mediocre che aspira al successo, sordo alle richieste affettive degli altri, si lascia conquistare da questo reuccio ridicolo, meschino, che parla un improbabile latino. Anche il figlio minore apprezza il nuovo arrivato. Gli occhi di un innocente vedono solo innocenza.  Ma Wolfi, il protagonista e sua sorella maggiore, Martina, non ci cascano e cercano di sbarazzarsi di quell'intruso. In scena viene messa la dinamica del conflitto in seno alla famiglia, in anni in cui una certa libertà delle persone poteva far credere che sarebbe venuta anche l'era del cinghiale bianco, se si fosse voluto. Importante però, non dimentichiamolo, che questi conflitti sociali e personali hanno pur sempre messo in atto una riflessione alta e nobile su argomenti fondamentali.
Così questo libro ci spiega che una buona famiglia è quella dove si discute, si riflette, ci si arrabbia pure, ma nessuno viene escluso. Nessuno è troppo vecchio, troppo giovane, troppo alternativo o troppo donna, per non meritare attenzione. L'autrice non isola la famiglia in un regno a sé stante, ma la collega alla scuola, e alla società (la rivoluzione delle patate è una sorta di inno alla rivoluzione socialista e a una vera democrazia partecipata) perchè i libri per i bimbi o i ragazzini non sono una serie di baggianate insulse, ma spiegano a loro la vita, le relazioni, tante cose.
Anche la morte, come vedremo nella prossima recensione di un altro classico del genere.