mercoledì 15 gennaio 2020

UN'ALTRA NOTTE A BROOKLYN di LAWRENCE BLOCK ed. Sellerio

Non sono un grande ammiratore della casa editrice Sellerio, pur riconoscendone il ruolo principale e importante per la letteratura gialla in Italia. Non sono mai stato un ammiratore di Camilleri e per  quanto Malvaldi mi diverta, io amo un altro tipo di thriller, mistery, noir, chiamatelo come volete voi.
Tuttavia la vita è bella perché puoi sempre cambiare idea o stupirti di un particolare evento che ti porta ad approfondire le pubblicazioni di una casa editrice o di uno scrittore. Questo è successo quando ho visto, tra i tanti e soliti nomi, spuntare questo romanzo scritto da un autore americano che amo moltissimo: Lawrence Block.
In realtà il mio rapporto con l'universo nerissimo, crudele, violentissimo e profondamente toccante  e umano creato dallo scrittore americano, non è cominciato  benissimo. Avevo forse 17 anni, un anno in più o uno in meno, e rimasi deluso da come si arrivò alla vendetta finale nel romanzo : La Perdizione.
Riletto un anno fa, questo libro invece mi colpì e conquistò. Compresi le sfumature, l'occhio crudo e malinconico su una città degradata e amorale, la violenza sessuale e la perversione che funge come critica sociale contro l'amoralità reaganiana  e dei ricchi degli anni 80.  Infine trovai il personaggio di Matt Scudder di una bellezza e profondità clamorosa.
Il medesimo personaggio lo ritroviamo anche in questo ottimo thriller/noir che idealmente segue proprio le gesta de La Perdizione.
In questa storia Scudder viene ingaggiato da un narcotrafficante di origine libanese al quale due sadici assassini hanno rapito la moglie e riconsegnata a pezzi. Un delitto brutale, in cui emerge tutta la malvagità di questi criminali.  Scudder si mette a investigare aiutato dalla sua compagna, Elaine una prostituta d'alto bordo e un ragazzino afro americano che vive per strada, T.J.
Block racconta una storia di violenza, crudeltà, perversione, senza esser morboso (o non troppo) ci fa riflettere sul confine assai labile che divide vendetta, giustizia e legge, usa il genere per descrivere una nazione in cui le persone possono sparire e andar incontro a una fine atroce, sopratutto se si è degli esclusi sociali.
Scudder in questo romanzo è meno rabbioso, è un uomo che affronta la sua lotta con l'alcol ma l'ha quasi vinta, è combattuto circa l'idea migliore di giustizia, ed è spinto anche a capire l'origine di tanta ferocia che anima le gesta e le vite dei due assassini.  Intorno a costui si muovono personaggi pieni di sfumature: hacker, alcolizzati, prostitute, poliziotti più o meno disillusi, avvocati dal gran senso civico, vittime che devono far il conto con la tortura subita, ognuno di esso è illuminato attraverso la descrizione partecipata dell'autore. Non li giustifica e non li condanna, te li rappresenta. Questo però non vuol dire essere parte della maggioranza degli esseri umani odierni: deboli, codardi,  che usano belle parole all'apparenza anche progressiste per in sostanza farsi i cazzi propri, senza un giudizio etico, morale, un pensiero limpido e personale su cosa sia giusto e cosa no. Meglio ciarlare di vivere e lascia vivere, non costa nulla.
Block in realtà espone il suo pensiero sul mondo, la giustizia, e tutto il resto, non è didascalico e riconosce che per sconfiggere il male forse c'è bisogno di altro male, ma anche in questo caso non è cinico, la sua penna è intinta nella più profonda ed essenziale amarezza.
I perdenti, gli emarginati, hanno la sua simpatia e lui ce li descrive con rudezza e pathos.  Mostrando l'uomo dietro al trafficante o la Persona dietro alla squillo. Quasi ci volesse dire :"L'apparenza ci inganna sempre". Lo so, l'abbiamo capito ormai, ma sapete c'è sempre qualche borghese che non vuol comprendere questa semplice verità.
Il romanzo si legge tutto di un fiato, la scrittura di Block è tagliente ed essenziale, i personaggi( anche quelli minori) scritti con massima attenzione per le loro psicologie e motivazioni. Ti avvolge nelle tenebre profonde della perversione e ferocia umana, ma allo stesso tempo ti dona sprazzi di bagliore sulle vite più svalutate dalla nostra società.
Se amate i romanzi mistery, noir, thriller e affini comprate questo libro. Poi con calma tutta la serie (15 romanzi) dedicati a questo meraviglioso, memorabili, straordinario personaggio che è Matt Scudder.
Dal libro hanno tratto un robusto e solido film con un intenso Liam Neeson: La Preda Perfetta. Vi consiglio anche la visione di questa pellicola. Intrattiene benissimo e più o meno segue le linee guida del romanzo, anche se semplifica ed elimina alcuni personaggi.
Qui la recensione che scrissi sullo Spettatore Indisciplinato.
http://lospettatoreindisciplinato.blogspot.com/2017/06/la-preda-perfetta-di-scott-frank.html

lunedì 15 luglio 2019

NIGHTBIRD di LUCIA PATRIZI.

Penso che la fine sia cominciata intorno agli anni 90. Certo, non ci fosse stato il riflusso, gli anni 80, non saremmo arrivati a tanto, ma la Storia e il Mondo hanno seguito quel percorso di cattiveria, cinismo, cretinismo che oggi è ben evidente in molti schieramenti politici (non solo populisti) e nel modo di esprimersi dei cittadini.
Molti diranno che è colpa di internet, dei social e vai di analfabetismo funzionale. No, non è questo. Finite le grandi battaglie, finito il sogno di una rivoluzione, non potevamo che farci male in una restaurazione infinita drogandoci di libertà individuali sempre più deboli, di capricci ed egoismi, deboli che schiumano di rabbia. Impotenti sentimentali.
Di fronte al problema di essere incapaci di gestire un rapporto sentimentale, di amare qualcuno oltre le nostre piccole soddisfazioni materiali, neghiamo l'esistenza dell'amore e che sia parte fondamentale e importante della nostra vita.
Tanti tristissimi solitari che tentano in ogni modo di screditare la vera gioia di chi ama ed è riamato. Tanti che vivono una eterna e insoddisfacente infanzia, in realtà mai vissuta.  I miei coetanei che smadonnano per i remake di film degli anni 80,  il vivere in un mondo che non va oltre la propria camera.  L'eterna giovinezza tanto vecchia e noiosa dei fans senza una vita propria.
Poi, per fortuna, acquisti un libro che se ne frega di apparire sentimentale,  melodrammatico, che è un continuo inno all'amore. Un libro in cui non c'è pagina che non abbia un momento in cui sei costretto a commuoverti, a gioire per la felicità di quelle due splendide donne che sono Irene e Giada. Sperando che la loro storia possa resistere al tempo, al male che ci procuriamo da soli, alla morte.
Questo libro si intitola  Nightbird. Ed è un libro horror.

Sì, avete capito bene, Un libro che parla di fantasmi, divinità crudeli, mostri in agguato, è anche un potente, profondo, meraviglioso inno all'amore. La storia è quella di Irene una giovane donna che ha difficoltà a gestire la propria sessualità, non sa come dirlo e se dirlo ai suoi genitori, vive una vita fatta di bugie. Per questo quando incontra, causa un piccolo guaio con la propria bicicletta,  Giada, il suo mondo subisce un forte colpo.  Irene si innamora perdutamente di Giada anche se il loro rapporto sarà assai complicato, visto che la giovane non riesce a trovar il coraggio per vivere alla luce del sole la loro relazione e Giada è fidanzata con un'altra donna,
L'autrice sa mettere benissimo su pagina tutto il dolore, i sensi di colpa, la rabbia repressa, la tristezza, la confusione, che in tanti sperimentiamo nella nostra vita sentimentale. Per questo avendo un po' di empatia, non possiamo che apprezzare e amare questo personaggio, Irene, in quanto è così umano, fragile, desideroso di essere amata e accettata, che davvero in molti ci si possono riconoscere anche senza esser omosessuali.
L'amore ci unisce. Sono medesimi i batticuore, le paure, la sofferenza per ogni storia che finisce male.Per questo quando si pensa a cosa sia naturale o no, dovremmo solo focalizzarci sul fatto che una persona sappia o no amare gli altri e se stessa.
Amare è una cosa naturale, normale, qualsiasi sia il soggetto del vostro amore.
Comunque ritorniamo a parlare di horror e di come questo libro sia un ottimo prodotto di quel genere tanto complesso e affascinante.
Irene ha un potere: vede i morti. Come il ragazzino del Sesto Senso, come molti altri protagonisti di storie del genere.  Questo potere lo "sfrutta" a livello lavorativo. Lei infatti lavora per un'agenzia che organizza tour in luoghi maledetti in quel di Roma. La gente paga per spaventarsi e lei li accontenta. Aiutata da due fratelli che la proteggono e sostengono come se fosse una loro sorellina, e dal fantasma della sua amata Giada.
Sì, perché  Nightbird è un libro che parla di lutto, di come perdere la persona che ami sia un tormento senza fine, una sofferenza che inghiotte ogni cosa. Una eterna solitudine seppure sempre accompagnata dal ricordo della defunta, dei momenti vissuti insieme e delle parole o cose che avremmo dovuto evitare, ma non siamo riusciti a trattenere.
 I fantasmi sono ricordi che non vogliono sparire fino a quando una persona non riuscirà a perdonare e perdonarsi.
Sotto l'aspetto di genere e horror, questo è un libro che ha momenti di grande tensione.  L'immaginario lovecraftiano è ben rappresentato sopratutto nello scontro/incontro con una terribile divinità che vive sotto un lago.  Eppure nonostante non manchino i mostri raccapriccianti, c'è una sorta di rispetto per queste entità che ti sembrano non del tutto maligne. Solo destinate a comportarsi in un certo modo perché il loro mondo è fatto in quel modo e loro ripetono le regole che lo sorreggono, un po' come facciamo noi.
Infatti, a parer mio, una delle pagine più belle e tristi è legata alla morte di una creatura tanto terrificante quanto spaventata e annichilita di fronte alla morte.
 L'autrice in questa sua opera porta agli estremi una certa visione del mondo, umano e no, che condivido.  Un mondo dove lo spielberghiano "ogni essere umano è importante" diviene "ogni essere umano o no è importante".
Forse, per mera questione di sopravvivenza, dobbiamo distruggerli ma non sono esseri maligni che non hanno un minimo di debolezza.  Anche nei mostri c'è qualcosa che ci unisce: la paura di soffrire morendo, di lasciare il nostro mondo.
Tutta l'opera infatti è permeata di compassione, pietà - nel senso alto di tenerezza verso l'altro da noi- nonostante non manchi la violenza e la crudeltà. Ma esse sono secondarie, sotto prodotti che in tempi mediocri hanno preso il sopravvento momentaneo, solo perchè non abbiamo il coraggio di amare.
Sì, torno sempre a parlare d'amore perché per me questo è un meraviglioso romanzo d'amore. Spudorato, melodrammatico, per nulla trattenuto.  Vuole commuoverci, vuole toccare la parte più nascosta di noi, quella di cui ci vergogniamo dell'esistenza perché non ci permette di essere quei campioni di retorica dell'anti retorica, di cinici a cazzo di cane.
Nightbird è un viaggio nel mondo di Irene. Siamo con lei e Giada, l'accompagniamo a casa del signor Pozzi, la sosteniamo quando troverà il coraggio di accettarsi e accettare gli altri. Quando capirà che non deve chiedere scusa a nessuno per quello che è.
Ma poi a chi una lesbica o un gay deve chiedere scusa? Agli omofobi e ai cretini? Ma fatemi il piacere!
In questi tempi davvero bui, in questa nostra epoca di odio senza controllo, di cretini vocianti, un libro che parla di esseri umani con tatto, amore, compassione, tenerezza, e che ci fa anche spaventare quando decide di entrare nei territori del genere horror/gotico, è un dono prezioso.
Non ci resta che immaginare Giada e Irene di nuovo insieme. Vederle pedalare verso l'infinito, magari con in sottofondo questa bellissima canzone.

venerdì 15 dicembre 2017

ERA FACILE PERDERSI di UMBERTO VIVALDI

Cosa definisce in modo insindacabile cosa sia un buon libro? Come facciamo a distinguere la buona o cattiva letteratura? Chi è uno scrittore?
Sono tutte domande che ci poniamo noi appassionati di letteratura e - mi dicono- anche qualche critico. Oggi il relativismo culturale, figlio delle nuove tecnologie che permettono a ciascuno di noi di scrivere libri e pubblicarli in totale autonomia, fa fatica a dar risposte precise
Come tutte le forme d'arte e di lavoro, anche la scrittura ha bisogno di regole precise.
La famosa tecnica, elemento imprescindibile per affrontare qualsiasi lavoro.  Tuttavia è solo la forma, solo un discorso di curare in modo particolare essa, lasciando che il linguaggio del vissuto, l'esuberanza di una forzatura,  la delirante e anarchica potenza della fantasia, debbano conformarsi a regole fondamentali ma che sono il punto di partenza e non l'arrivo per una buona storia?  Una domanda che contiene la risposta  ma che reputo importante fare ( visto che si discute molto su buona e cattiva letteratura, scrittori seri e pennivendoli).
Io penso che la storia sia tutto. L'idea efficace, i personaggi che non stanno quieti dentro la pagina, ad eseguire da bravi bimbi le indicazioni del narratore ma che scalpitano, lottano, li senti vicini a te mentre leggi
Questa è letteratura per me.
Era facile perdersi è il libro di debutto di uno scrittore livornese : Umberto Vivaldi .
Il libro narra la sua vita abbracciando decenni di vita italiana. Non c'è la Grande Storia, ma ci sono tutti gli elementi alla base di tutta questa grandezza: la vita spiccia, quotidiana, del proletariato.
Io sono convinto che la nostra esistenza sia di per sé arte: cinema, letteratura, decidete voi. Ho questa fissa perché ognuno di noi ha qualcosa di epico, importante,  comico, spaventoso, da raccontare
Durante gli anni soffriamo, ridiamo, amiamo, le prendiamo e restituiamo. Vittime e carnefici, geni e cretini, tutto senza un preciso confine.
Questo libro solo nelle prime dieci pagine è talmente pieno di eventi che spazza via ogni scrittore del popolo che scimmiotta i generi americani e inglesi, magari pensando di essere un ribelle contro la casta dei radical chic.
Questo libro prende a pugno ogni scrittore artista e borghese, di quelli che vivono lontani dal popolo. Persi in una cultura rigida, immobile, polverosa
Questo libro è vita
A volte dolente, spesso violento e brutale, qualche volta comico. Sempre sentimentale, come sanno essere i livornesi.
La storia di Umberto e di suo fratello Ugo, del padre comunista che vive momenti di assoluta tristezza per l'abbandono della moglie ( che scappa con un altro). I figli che crescono passando di zia in zia, di baracca in baracca. Facendo a pugni, rubacchiando, lavorando e spezzandosi la schiena nei posti più duri e poco sicuri.
Una storia dove ci sono gli elementi fondamentali per essere uomini: amore, amicizia,  il rapporto coi genitori.
Certo grammaticalmente non è perfetto,  è il lavoro di un autodidatta. Ma se l'arte serve per scuoterci  dalla mediocrità e dalla noia, questa opera ha fatto "centro"
Epico, feroce, crudo, commovente, vero. Quando la parola diventa più grande della vita e la vita è un romanzo da leggere tutto di un fiato.

giovedì 16 novembre 2017

LASCIAMI ENTRARE di J.A. LINDQVIST

Novembre 1981
Come saranno gli anni 80 in Svezia? Come vengono rappresentati nei libri? Sai gli americani per esempio trasformano ogni epoca vissuta dalla generazione di appartenenza dello scrittore/regista, come di una cosa figa e indimenticabile. Legata spesso a film di cassette, qualche giocattolo, programmi tv, roba da mangiare. Noi a presso a belare alla luna degli stupidi: ! Quanto cazzo erano belli gli anni 80!"
Su questo tragico errore tra rappresentazione letteraria/cinematografica e nuda e crude realtà, una generazione di bambini senza infanzia, visto che non ne siamo ancora usciti, ha fondato una ragione di vita. Sicchè vai di toni epici e occhi lucidi per ogni film, cartone animato, merendina del cazzo, il tutto come se quelli fossero anni davvero magici
Tutto questo ha dato inizio a quella paranoia di massa , nota col nome: " Ci rubano l'infanzia"

Eco, questo avviene da noi. In Svezia invece gli anni 80 erano: brutte e desolate case popolari, bulli a scuola che in confronto quelli americani son timidi boy scout, famiglie disfunzionali,  madri assenti, padri alcolizzati o dispersi, solitudine, pessimismo e fastidio.
Sai che cazzo frega ai svedesi se han fatto il remake di It, o se in ghostubusters invece che gli uomini il cast è composta da donne! Che poi quello di It non era un remake!
Loro si chiedono: " Ma perché nessuno ci ha rubato l'infanzia?" Poi appare il fantasma mattacchione di Ingmar Bergman e risponde: " Perché dobbiamo solo soffrire"

Quindi questi sono gli anni 80 per gli svedesi e quelli vissuti dai protagonisti di questo ottimo romanzo.



Il passaggio dalla pubertà all'adolescenza è difficile come qualsiasi passaggio da una fase della vita all'altra. Maggior consapevolezza della propria mortalità, limiti, paura e desiderio di far parte di un gruppo e del mondo. Ci siamo passati tutti, il dottor Max Pezzali, dice che è l'"età della ragione", ma forse cantava di un'altra età. Non importa!
Non è facile crescere, abbiamo bisogno di un piccolo aiuto da parte di un amico,  abbiamo bisogno d'affetto, ok la smetto di citare canzoni pop! Per cui se dovessero mancare gli amici o in casa non sanno nemmeno cosa sia sta cosa chiamata affetto, potreste essere come Oskar, il protagonista di questo libro.
Figlio di separati, vive colla madre in una zona residenziale anonima e assai brutta, che spunta dopo aver attraversato una specie di foresta. Vessato dai bulli, pieno di rabbia repressa che sfoga accoltellando gli alberi e fingendo di smembrare le persone, e con questo vi siete già accorti che non siete per nulla in un romanzo horror americano, magari! No, qui siamo nelle notti buie e giorni oscuri delle lande nordiche europee.
Insomma, questo ragazzo chiaramente ha dei problemi. Come ce l'hanno tutti gli altri personaggi. Dal gruppo di anziani che si ritrovano tutte le sere in un ristorante cinese, per bere, passare il tempo, ma si avverte benissimo un senso di smarrimento, solitudine morte, i quali verranno coinvolti nei fatti di sangue che capiteranno nel loro quartiere; al tizio che si occupa di procurare le vittime per la sua "padrona",  fino alla "vampira" che nel film è chiaramente una ragazzina, nel libro è molto più ambiguo.. Cazzo non lasciate che capiti in mano a un vostro amico delle Sentinelle In Piedi, potrebbe farli esplodere la testa: un vampiro/a dal sesso indefinito.
Un mondo di solitudini, ma in perenne ricerca d'amore. Si, perché se siete folli come o comunque siete del nord, capirete subito che oltre a quel grigiore e a quella noia, c'è fortissima la voglia di amare ed essere amati.
Oskar ed Eli, oppure l'uomo che aiuta Eli e coste° , il vecchio Locke e la sua amata.Tutti bruciano la loro vita, finiscono anche malissimo, proprio perché non possono far meno di amore. Vuoi per vendetta, vuoi per ossessione, vuoi perché  " no, non voglio esser solo, non voglio esser solo, mai"
Lo stile di scrittura di Lindqvst è quello che io tanto amo anche nei film nordici: un'apparente freddezza che non mai " trattenere", ma piuttosto lo sguardo profondo e distaccato su cose e persone. Perché fidati, il sole potrà anche non scaldarti mai. E allora rimane un perenne "parzialmente nuvoloso"  nell'anima e nella vita.
Oskar ed Eli si conoscono, fanno amicizia, si amano, come tanti ragazzini della loro età. Certo uno dei due è una creatura della notte, ma non ha nulla di romantico o particolare. Non è altro che un essere condannato all'eternità. ma anche fragile come una ragazzina.  L'incontro con quel ragazzo sfortunato cambierà la vita di entrambi.
Il paranormale entra soffusamente nella vita quotidiana, nella descrizione basato sul massimo realismo della vicenda narrata, un po' come succede con i romanzi di King, il genere serve non tanto per spaventarci o per parlare di mostri, ma per metter su pagina la vita umana in una società chiusa al confronto, dove è più facile esser soli, e di come le persone cerchino in tutti i modi di trovare qualcuno da amare.

Se non fosse per alcune pagine un po' forti, potrebbe essere un modo per avvicinare i giovanissimi al genere horror. Perché molti episodi narrati, se fossero letti da coetanei dei protagonisti, potrebbero aver maggior forza ed energia.
Rimane un ottimo libro horror adatto anche ai più grandi e da leggere assolutamente

Qui di seguito la  mia recensione del film
https://lospettatoreindisciplinato.blogspot.it/2013/01/lasciami-entrare-di-tomas-alfredson.html

venerdì 15 settembre 2017

22/11/63 di STEPHEN KING

Capita a tutti noi, vero? La tentazione di riscrivere parti della nostra storia. Ora che sappiamo come sono andate le cose e potremmo aggiustarle, oggi che siamo preparati e potremmo vincere su questa vita che non va mai come deve andare.
Capita a tutti, no? Mentre sei sul posto di lavoro che non è mai quello giusto, mentre ti lamenti degli uomini o delle donne, mentre lasci che la vita non abbia nessun riguardo per te e i tuoi sogni. Così pensi: potessi tornare indietro, sarebbe fantastico!
Su questa nostra voglia di sistemare il passato e cambiare la nostra vita, si basa questo bellissimo libro di King

Jake è un insegnante americano con una relazione matrimoniale fallita miseramente alla spalle. Vive in provincia, a Lisbon Falls, piccolo paese nello stato del Maine. Un giorno, l'amico Al, gli fa vedere qualcosa di meraviglioso e terribile allo stesso momento: la possibilità di tornare indietro nel tempo.
Ma non a piacimento, il luogo rimane quello della loro cittadina, e l'anno il 1958, mi pare o 57.
Al lo istruisce su come funziona  questa specie di magia: uno può rimanerci secoli, ma passeranno sempre e soltanto due minuti quando fa ritorno dal passato; esso non vuole esser cambiato e per ogni fatto cambiato, il passato cercherà di riprendere il controllo causando effetti collaterali quasi mai piacevoli. Però, perché non usare questa possibilità per salvare o rendere migliori delle vite duramente affondate da un destino feroce? E tanto che ci siamo, perché non salvare la vita a Kennedy?
Magari se non fosse morto avremmo un altro mondo, ma sopratutto un'altra America. Sicuramente migliore, io dubito, ma ci tengo all'amicizia di Stevie, per cui..

Ora: ci sono moltissimi modi per portare avanti una storia simile. Il bello della scrittura è proprio questo: una singola storia può essere realizzata in modo assolutamente diverso ogni volta che la si ripropone.
Come nel cinema, il genere a mio avviso mette in evidenza quelli che sono comunque degli Autori e quelli che sono mestieranti, anche brillanti, ma mestieranti.
King, ovviamente, fa parte della prima categoria.

In oltre settecento pagine, che filano via veloci come il vento, il Re costruisce una trama perfetta che unisce Storia Ufficiale, descrizione minuziosa di un' America Perduta, ma per me mai esistita, e le piccole, meravigliose, tragiche, amarissime storie delle persone comuni.
Esattamente come Spielberg, l'illustre scrittore del Maine,  ha una predisposizione per la descrizione della classe media americana, e di quella proletaria. Però mentre Spilby ne esalta le qualità, che porteranno i suoi eroi a vittorie e consolazioni, per King la vita è durissima e non è detto che ti premi. Anzi.
Però entrambi parlano di uomini "normali", entrambi credono che vi sia qualcosa di buono negli esseri umani e nel mondo, ma mentre il primo è convinto della realizzazione totale di sogni e della superiorità del bene, nel secondo vi è sempre una profondissima tristezza e malinconia, nostalgia per il passato, legami forti che ci aiutano a sopravvivere e sconfitte amarissime dietro l'angolo.

Non fa eccezione questo magnifico libro: amore, vita, morte, speranza, e illusioni, crudeli scherzi del destino, l'impossibilità di poter davvero far qualcosa, segnare la differenza, travolti da eventi più grandi di noi, ostaggi del passato.
Così ci emozioniamo per una bellissima storia d'amore, ci commuoviamo per la scelta di salvare un bidello da una sorte fin troppo dolorosa, crediamo che un uomo possa fare la differenza al comando di una grande potenza mondiale, ma poi? Cosa ci permetterà di fare veramente, il passato? Possiamo sconfiggerlo o sottometterlo al nostro volere?
Leggete questo piccolo, grande capolavoro- uno dei tanti di King- e lo saprete

giovedì 14 settembre 2017

ESSERE NANNI MORETTI di GIUSEPPE CULICCHIA

Italiani, popolo di: grafomani, vorrei esser artista, registi senza film ed eterni scrittori del romanzo che rivoluzionerà l'editoria italiana.
Non è una critica, sia ben chiaro. Fra questi soldati dell'Armata Brancaleone della prosa italica mi ritrovo anche io. Mia moglie sa benissimo cosa intendo: la mania di voler vincere cinque premi strega e la fobia di spedire almeno un raccontino a qualche concorso ( l'ho fatto ma altri me li perdo per strada).
La nostra Nazione, il mondo occidentale in un modo o in un altro è pieno di Rupert Pupkin. Disperati convinti di aver talento e di esser castrati da una vita ingiusta, uomini in preda a lucidissime follie, megalomani coll'ego corto.
Tutti abbiamo un e- book auto pubblicato e venerato da altri disperati nelle stesse condizioni, ognuno di noi ha ben in chiaro che è meglio morire accompagnati dall'illusione di una possibile gloria, piuttosto che perire nel grigiore di aver a che fare con junior manager in qualche oscura azienda di vendite. San Rupert queste cose le sa e ci accompagna in tutta la nostra vita.
Culicchia, Culicchia.. Ho appreso con stupore che ha scritto 24 libri, io ero fermo a "Tutti giù per terra", e più precisamente al film. Bel film.
Questo per dire come la disattenzione che , in buona fede, abbiamo per alcuni scrittori ci faccia perdere invece delle cose assai gradevoli.
Dopo la lettura di questo ottimo romanzo, ho intenzione di rileggere altre opere dello scrittore torinese .
Perché riesce a mantenere un sano e giusto equilibrio tra l'assurdità della vicenda, la satira dell'ambiente letterario e una sottile e profonda malinconia, tristezza, pietà e robusta compassione per i suoi due memorabili personaggi: Bruno Bruni e Selvaggia

Bruno Bruni ha pubblicato dei lavori pochissimo venduti e letti, ha un agente che non lo sfancula solo perché è un suo ex compagno dell'asilo, campa facendo il traduttore per dodici euro lordi a pagina, per di più povero deve tradurre un romanzo cyberpunk di Bruce Sterling e non sa come andare avanti nel lavoro. Odia profondamente Giuseppe Culicchia, lo disprezza totalmente, invidia e fa del sarcasmo su tutti gli altri, vorrebbe essere un Barrico e infatti è un ex studente della Holden
Lui, come tutti noi poveri coglioni senza gloria, ha la fissa di scrivere il Grande Romanzo Italiano, ma non va oltre a tre pagine scarsissime. Sta con una donna , la quale è convinta di aver anche ella un certo potenziale artistico. Dopo averle provate di tutte, decide di copiare Cindy Sherman e di darsi alla fotografia artistica/impegnata. Più che altro si fa degli imbarazzanti selfie.
Per campare lavora in un locale notturno facendo la pole dance.
La svolta avviene quando Bruno capisce di assomigliare tantissimo a Nanni Moretti. Egli è anche un buon imitatore e facendo la voce di Moretti, par proprio lui!
Così, ecco l'idea: girare le province italiane, colla scusa di far un sopralluogo del prossimo film, scroccando pranzi e camere d'albergo , aiutati in questo da sindaci euforici per la scelta del loro paese e intenzionati a somministrare al povero Moretti ed assistente, le loro opere sulla storia locale e pretendendo quantomeno una piccolissima apparizione nella pellicola, chiedete a Dario Nardella, fiunziona!

Il romanzo conquista il lettore per la sua apparente leggerezza, per la satira a tutto tondo sul mondo dell'editoria che non diventa mai rancore manifesto o palese "strizzatina" d'occhi ai colleghi, si evita in poche parole l'effetto Luca e Paolo, e solo per questo gloria al sciur Giuseppe. Si riflette anche sul mestiere dello scrittore, sull'illusione non smascherata o colla paura di smascherarla tipica di moltissimi che pretendono di lasciar traccia di sé in questo ambiente. Sopratutto è la descrizione e rappresentazione di due vite tanto sgangherate, quanto commoventi, due eroi dei nostri tempi, tanto vittime quanto carnefici delle loro miserie e sconfitte, ma anche pieni di forza, indomabili a modo loro.
Oltretutto per gli appassionati, per me definirmi appassionato è davvero pochissimo, di Nanni Moretti un buon libro con preziose citazioni. E non le solite!

giovedì 4 maggio 2017

Uscita per l'inferno di Stephen King

Non è stato il primo libro che ho letto di King, in un altro post parleremo di quella scoperta così profonda, importante, fondamentale, per me come lettore.
Ho deciso, invece, di parlare di codesto libro, per un motivo: è un'opera di crudo realismo, pessimismo feroce, eppure dotata anche di una malinconia e pietà per i suoi personaggi, come solo uno scrittore vero è in grado di fare.
Fa parte di quei libri scritti col pseudonimo di Richard Bachman, opere che mostrano un lato diverso del famoso autore di best seller, legato al mistero, al soprannaturale, ma che in realtà portano all'estremo un discorso interno anche alle opere più di genere di King
L'attenzione nei confronti della classe media, o piccolo borghese, è evidente in tutte le sue storie, quasi fosse uno Spielberg della letteratura; ma mentre il celebre regista enfatizza i lati positivi, la forza dell'uomo e dell'umanità, King mostra i lati oscuri, la solitudine, il male che avanza.
Roadworks, questo è il titolo originale del libro, è un horror in fin dei conti: l'orrore di dover vivere quando la vita non va, quando si perde un pezzo alla volta : la casa, il lavoro, i legami più profondi.


La storia della crisi di un uomo, già colpito duramente per la morte del figliolo, in un  contesto di crisi sociale e politica della nazione americana. George è un tipo qualunque. Uno di quelli che possono essere vostri vicini al ristorante, col quale scambiare due chiacchiere durante un lungo viaggio in treno. Uno di quelli, per cui si è solito dire: è un uomo normale. Termine che vuol dire tutto, ma anche niente.
Un giorno il municipio decide di costruire uno svincolo autostradale. Questo significa perder la casa e il lavoro, per George è il colpo di grazia. Piano piano in lui nasce e cresce una rabbia sorda, che lo conduce a inesorabile autodistruzione.

Romanzo poco citato anche dai fans di King, questo libro, per me, è tra le sue opere migliori. Personaggi che superano ogni stereotipo letterario, per diventare persone reali. Così umane, fragili, destinati a farsi male per inerzia, per incapacità di reagire. Ora, nonostante life coach e affini, la maggioranza di noi vive in queste condizioni. E cosa succede? O arriva qualcuno ad aiutarci, oppure non faremo altro che vivere a metà e male, come George, in modo evidente, ma in realtà come tutti i personaggi di questo magnifico lavoro. Persi nel lavoro, negli affari, nell'apatia, nel ricordo di anni felici, nel tentativo di rifarsi una vita e non sapersi staccare del tutto, da quella che vorremmo lasciarci alle spalle. Non si salva nemmeno la giovane libera e indipendente, che vede gente e fa cose, perché quella, per quanto ricca di luci e occasioni, è solo un'altra strada verso la sconfitta .

Romanzo amarissimo, duro senza voler per forza essere crudele o cinico, anzi: King prende per mano il lettore e lo porta a toccare da vicino la vita di George. Perché sia facile, o perlomeno possibile, aver pietà e compassione per lui.
Consiglio la lettura a chi non ha mai letto King, perché non leggo roba horror, ai suoi fans più giovani, a tutti quelli che, semplicemente, vogliano leggere un bellissimo ronanzo.