martedì 28 ottobre 2014

NATO IL 4 LUGLIO di RON KOVIC

Non tutti i libri utili,sono grandi libri. D'altronde è anche vero che siamo costantemente alla ricerca del "capolavoro",come se ci fosse una fabbrica che te li sforna uno dietro l'altro.
Prendi ad esempio codesto libro, non penso si possa definire un capolavoro , una lettura fondamentale, eppure a modo suo, anche attraverso una serie di debolezze narrative, è un libro utile.

NATO IL QUATTRO LUGLIO DI RON KOVIC

Siamo nel terreno minato dell'autobiografia e penso che questo si faccia sentire nel dialogarsi un po'addosso del protagonista. Abbiamo la tragedia di un giovane americano,il quale solo dopo un evento traumatico che lo colpisce pesantemente si rende conto dell'inutilità della guerra,e delle falle nel sistema americano.
Meglio tardi che mai, direi. Eppure anche se non diventa mai un discorso corale,generazionale - nel senso alto- questo libro , sincero e diretto, è un atto d'accusa molto interessante

Nato-il-4-luglio-Ron-Kovic-Edizione-Club

Non tanto la guerra in vietnam,ma l'America e gli americani , con la loro ossessione di vincere , di essere i migliori,la presunzione di essere superiori e poi? Le fughe vigliacche davanti a 4 contadini vietcong, la morte per il fuoco amico,i massacri di bimbi e innocente per euforia della violenza e paura. Si credono liberatori ben voluti, sono sempre occupanti fastidiosi. Questo avviene non tanto per un problema di cittadinanza e nazione, (potrebbe essere la francia, l'italia,ecc...), ma di metodo. Intervenire in delicati sistemi interni, sia che si voglia acquistare i mezzi di produzione e i beni locali,per arricchirsi,sia per desiderio di libertà,democrazia, civiltà, muovendosi come elefanti ubriachi ed idioti in cristalleria, non è mai il metodo giusto.

Ron descrive bene la sua parabola: da giovane yankee ultra patriottico, che parte volontario per la guerra, a ferito e paralizzato, abbandonato in ospedali fatiscenti, sporchi, o usato come trofeo da parata dai pezzi grossi dell'esercito, per sostenere una retorica guerrafondaia e patriottica del tutto inopportuna.

I problemi non mancano ad arrivare e sono in parte leniti dal suo attivarsi in politica , contro la guerra. Il limite secondo me è che la descrizione è fin troppo essenziale,ma lascia libero il lettore di immaginare,ipotizzare,andare a cercare più approfonditamente le realtà movimentiste dell'epoca.
Detto questo è una piacevolissima lettura, la sofferenza del paraplegico è ben descritta, il trauma di un giovane che poneva il fisico perfetto e atletico davanti a ogni cosa,la sua nazione, l'odio per comunisti e anti americani,e la scoperta di quanto sia stato un pirla è ben scritta.
Più che un libro,sembra una lunga chiacchierata con un essere umano fragile e ferito. Noi lo stiamo ad ascoltare.La storia è fatta anche di troppi piccoli uomini gettati in situazioni troppo grandi e pericolose

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