venerdì 10 luglio 2015

IL RAGAZZO IN SOFFITTA di PUPI AVATI

Esser capace di inventare una storia, dar vita ai personaggi, saper usare le parole giuste sia nei momenti giusti che in quelli sbagliati. Ecco, questo per me è un ottimo artista. Uno che vive e usa le parole, e le trasforma in immagini, note. Le parole sono importanti, perché custodiscono il pensiero ed espongono la coscienza e l'anima. Sono ragione e sentimento che si manifestano nei confronti degli altri.
Pupi Avati in questo romanzo si dimostra abilissimo narratore. Cosa racconta questo buon romanzo? Questa sorpresa notevole? La storia d'amicizia tra due ragazzini assolutamente diversi tra di loro, che per quella cosa straordinaria  che è l'empatia e la voglia di conoscere gli altri, diventeranno quasi fratelli.

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Il protagonista è un ragazzino come tanti: genitori separati, vive con la madre con la quale ha un rapporto distratto, molti amici, una ragazzina che non lo fila, la scuola e le interrogazioni, la grande passione per il Milan. Un adolescente come ve ne sono tanti. L'altro, Giulio, è decisamente più particolare: molto intelligente, timido, alla ricerca d'affetto, vive con la madre e il padre... Che tornerà a breve dal manicomio.
La storia di questi due ragazzini nella Bologna di questi anni, si alterna a quella di Samuele a Trieste dagli anni 60 fino ad oggi. Chi è costui e che c'entra con i ragazzi?

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Il ragazzo in soffitta è un romanzo denso di umanità: ferita, devastata, calpestata, abbandonata. Di follia e di amore, che spesso sono la stessa cosa. Di desideri frustrati e di tragiche realtà. C'è una madre che obbliga il figlio a fare il musicista, una madre che non perdona al padre la morte della loro figliola. Un figlio, Samuele che crescendo dovrà scontrarsi con chi è veramente portato e sa fare musica,e chi è solo un mestierante delle note.
Proprio l'instabilità del triestino peserà fortissimo sull'amicizia dei due ragazzini, che si troveranno immischiati in un caso terrificante avvenuto anni prima e di cui par responsabile Samuele.

Avati non si ferma alla sola denuncia dei mass media cinici, ma ci rammenta che il cinismo è per primo quello della gente comune, dell'immacolata società civile. Che giudica, allontana, spia e sghignazza, sulla tragedia di vite umane.

Ma non si ferma e riduce solo a questo. No. Lui va oltre e punta il dito sulle relazioni famigliari e sentimentali. Su come tutti i personaggi patiscano, anche duramente, una solitudine cattiva, un astio e un inganno verso gli altri, proprio perché incapaci di amare e saper dare affetto agli altri.
In questo universo nero e deformato di esistenze infelici, i due ragazzini sapranno dare una lezione morale al mondo dei grandi e a quello rovinato dei loro coetanei. Soli come gli uomini, stronzi come gli uomini.

Non dico altro perché il libro ha un bellissimo colpo di scena finale. Straziante e commovente, ci porta a soffrire per un uomo che fino a quel momento era il "cattivo" della storia, di più : uno spregevole assassino di bambine.
Il finale ci mostra invece qualcosa di diverso e più aberrante, eppure così tragicamente umano...Ve lo consiglio!

2 commenti:

  1. Un libro davvero molto bello soprattutto perché Avati riesce a descrivere personaggi convincenti oltre ad ideare una trama non banale in cui tensione e mistero sono ben dosati. Conoscendo i suoi film non ci si stupisce del romanzo che ha davvero molti punti in comune con le opere cinematografiche del regista. Speriamo che questo sia solo il primo romanzo e che abbia voglia di scriverne altri!

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    1. hai ragione, Avati si mostra davvero un ottimo scrittore. Dosa bene le parti del passato e quelle del presente, costruisce personaggi memorabili, tiene il lettore incollato al libro

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