giovedì 10 dicembre 2015

PROMESSI SPOSI di ALESSANDRO MANZONI

E certo, mo si darà la colpa alla scuola! Oppure ci scopriamo tutti quanti un popolo di razionalisti che aborrano la Provvidenza. Manzoni che mentre altri scrittori ci donavano libri su libri passa decenni a scrivere e riscrivere codesto romanzo. Le femministe se la prenderanno con Lucia, gli spagnoli con Manzoni che chiaramente sta dicendo a tutti che sono un popolo di merda, Vecchioni avverte che non sa dell'esistenza di triple file a Madrid.
Per debolezza e pigrizia intellettuale ci adagiamo sui luoghi comuni, sul sentito dir , su ricordi vaghi. Così facendo releghiamo nell'isola della cattiva rimembranza, uno dei gioielli della letteratura mondiale e non solo italiana

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Spesso quando ci avviciniamo ai classici abbiamo due modi di relazionarci ad essi: o siamo troppo riverenti e ossequiosi, oppure fin troppo scellerati e cialtroni. Da una parte il timor quasi divino nel dover metter mano a un 'opera passata nella storia, entrata nella leggenda, e nel nostro immaginario collettivo, dall'altra il bieco spirito di irriverenza e dissacrazione, l'idea che l'azione a discapito dei personaggi sia un modo giusto di far letteratura. Io credo che si debba sempre aver un atteggiamento critico circa ogni opera d'arte, al di là del suo reale valore, ma che codesto atteggiamento critico debba nascere da un profondo rispetto e studio della materia che andremo a trattare, leggere, ecc...ecc....
Sicché mi sono riavvicinato con cautela a codesto importante tomo, con qualche vecchio e resistente pregiudizio, molta curiosità. Non ci è voluto molto, prima che codesto libro mi conquistasse totalmente. Anzi!

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Sarà forse che conosco molto bene codeste zone lacustri, sarà che l'età del ribellismo è finita da un pezzo per lasciare, saggiamente, strada all'età dell'ascolto, della condivisione, della conoscenza. Non so, ma più avanzavo nella lettura più cedevano quei dubbi che mi trascinavo oziosamente, pigramente, con me, fin dai tempi delle superiori.
La  storia la conosciamo tutti: Renzo e Lucia sono due giovani del popolo che devono sposarsi, ma il perfido Don Rodrigo mette gli occhi sulla ragazza e decide che costei debba esser sua, così manda i suoi bravi a terrorizzare l'eterno pavido, Don Abbondio. Da questo momento succedono diverse disavventure ai due, che si concluderà con l'incoronazione del loro amore.
In mezzo tanti avvenimenti: la Storia che si confonde con la letteratura popolare, forse primo esperimento del genere . I potenti e il popolo minuto. L'orrore della peste e la compassione. Non manca davvero nulla

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Il punto di forza del romanzo è la costruzione dei personaggi. Che non sono mai stereotipi da letteratura per ricche signorine o per le masse. O meglio, certo che partiamo da personaggi tagliati con l'accetta, certo che sono luoghi comuni che parlano e compiono azioni, ma - e questa dimostra l'assoluta grandezza del Manzoni- tutti partono da lì per diventare altro e oltre. Tutti hanno qualcosa alle spalle o che li attende nel futuro che li cambia, li rende personaggi veri, contraddittori, fragili. Non manca a nessuno il momento o il mutamento da persone spavalde in uomini dubbiosi. Capita al personaggio forse migliore del romanzo, Fra Cristoforo, capita a Renzo e a L'Innominato. E con quanta grazia, quanta umana partecipazione Manzoni tratta e mette su pagina i suoi personaggi? Anche quelli cattivi. In fin dei conti proviamo pena per i vari Griso e Don Rodrigo, per il cugino conte Attilio. Malvagi vittime della loro cupidigia di danaro, prevaricazione e applicazione del potere, vita scellerata. Ma quanta pena nel veder il perfido Rodrigo morente e abbandonato. Bellissimo il confronto/scontro tra Fra Cristoforo e Renzo sul concetto di vendetta e perdono. Se il secondo, accecato dall'odio per colui che l'ha diviso dalla sua bella, ha in mente di fargliela pagar cara, il frate gli rammenta come la sua vita, a un certo punto, si fosse guastata nell'uso e abbandono della violenza. 


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In fin dei conti al centro del romanzo ci sono gli uomini, nel senso più alto e nobile del termine: esseri umani. In balia di sentimenti forti e contrastanti tra di loro. Quasi mai c'è il bene e il male assoluto, certo alcuni personaggi sono simboli che servono per specificare e approfondire tematiche che l'Autore avverte come fondamentali, ma in sostanza quello che va in scena è lo spettacolo doloroso e meraviglioso della vita.
Con quanta precisione e partecipazione, Manzoni, descrive anche i personaggi più piccoli! Anche di poche righe. La giovane donna che tiene in braccio il cadavere della figlia, portandola in giro come se dormisse. E tantissimi altri?  Nel suo lavoro avverto un certo omaggio a Hugo, mescolare storia, precisa ricostruzione sociale e politica, e personaggi memorabili. Tutti i personaggi. Tutti amati nello stesso modo. Per me questo è scrivere. Per me questo è un libro che merita di rimanere nella mente. I Promessi Sposi fanno parte di codesta categoria.

Opera vivace, piena di momenti memorabili, dall'addio ai monti fino alla conversione de L'innominato o il pre finale con Renzo che vaga in una Milano da incubo devastata dalla peste, il romanzo smaschera anche i lati deboli dell'esser umano che sono presenti da sempre nell'individuo e nella società, come l'irrazionale paura per il diverso, l'altro che diventa mezzo per torture, sevizie, morte e terrore. Non viviamo forse tempi simili?
C'è la presenza della Fede, certo, ma a compensare vi è Don Abbondio, pavido e meschino, seppure con momenti di umanità, ma sicuramente non un buon modello di prete. Chiaro che ogni autore scriva secondo coscienza e quindi Manzoni dà peso alla Fede. Io, da non credente, ho sostituito la fede con il destino, e sono apposto così. Ma ripeto: sono i personaggi, le relazioni tra di loro, la compassione e pietà, la ricerca del buono, del giusto in un mondo che non lo è per nulla. Mostrarti il male, ma non abbandonarti ad esso. Cose difficili da comprendere ora: d'altronde più siamo fetenti più ci sentiamo sinceri, convinti da imbecilli che l'amore per gli altri e per noi, quindi, non esista. Infatti i social sono pieni di gente che si lamenta di tutti e tutto,ma non comprende di esser loro stessi i problemi della loro vita.
Una grandissima lezione a livello storico, morale, etico. Inoltre, per gli amanti del genere horror, le pagine dedicate alla peste, l'incubo di Don Rodrigo, sono degne dei migliori romanzi dell'orrore.
Lettura avvincente che consiglio caldamente, lasciando da parte pregiudizi e pigrizia intellettuale.

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