venerdì 15 settembre 2017

22/11/63 di STEPHEN KING

Capita a tutti noi, vero? La tentazione di riscrivere parti della nostra storia. Ora che sappiamo come sono andate le cose e potremmo aggiustarle, oggi che siamo preparati e potremmo vincere su questa vita che non va mai come deve andare.
Capita a tutti, no? Mentre sei sul posto di lavoro che non è mai quello giusto, mentre ti lamenti degli uomini o delle donne, mentre lasci che la vita non abbia nessun riguardo per te e i tuoi sogni. Così pensi: potessi tornare indietro, sarebbe fantastico!
Su questa nostra voglia di sistemare il passato e cambiare la nostra vita, si basa questo bellissimo libro di King

Jake è un insegnante americano con una relazione matrimoniale fallita miseramente alla spalle. Vive in provincia, a Lisbon Falls, piccolo paese nello stato del Maine. Un giorno, l'amico Al, gli fa vedere qualcosa di meraviglioso e terribile allo stesso momento: la possibilità di tornare indietro nel tempo.
Ma non a piacimento, il luogo rimane quello della loro cittadina, e l'anno il 1958, mi pare o 57.
Al lo istruisce su come funziona  questa specie di magia: uno può rimanerci secoli, ma passeranno sempre e soltanto due minuti quando fa ritorno dal passato; esso non vuole esser cambiato e per ogni fatto cambiato, il passato cercherà di riprendere il controllo causando effetti collaterali quasi mai piacevoli. Però, perché non usare questa possibilità per salvare o rendere migliori delle vite duramente affondate da un destino feroce? E tanto che ci siamo, perché non salvare la vita a Kennedy?
Magari se non fosse morto avremmo un altro mondo, ma sopratutto un'altra America. Sicuramente migliore, io dubito, ma ci tengo all'amicizia di Stevie, per cui..

Ora: ci sono moltissimi modi per portare avanti una storia simile. Il bello della scrittura è proprio questo: una singola storia può essere realizzata in modo assolutamente diverso ogni volta che la si ripropone.
Come nel cinema, il genere a mio avviso mette in evidenza quelli che sono comunque degli Autori e quelli che sono mestieranti, anche brillanti, ma mestieranti.
King, ovviamente, fa parte della prima categoria.

In oltre settecento pagine, che filano via veloci come il vento, il Re costruisce una trama perfetta che unisce Storia Ufficiale, descrizione minuziosa di un' America Perduta, ma per me mai esistita, e le piccole, meravigliose, tragiche, amarissime storie delle persone comuni.
Esattamente come Spielberg, l'illustre scrittore del Maine,  ha una predisposizione per la descrizione della classe media americana, e di quella proletaria. Però mentre Spilby ne esalta le qualità, che porteranno i suoi eroi a vittorie e consolazioni, per King la vita è durissima e non è detto che ti premi. Anzi.
Però entrambi parlano di uomini "normali", entrambi credono che vi sia qualcosa di buono negli esseri umani e nel mondo, ma mentre il primo è convinto della realizzazione totale di sogni e della superiorità del bene, nel secondo vi è sempre una profondissima tristezza e malinconia, nostalgia per il passato, legami forti che ci aiutano a sopravvivere e sconfitte amarissime dietro l'angolo.

Non fa eccezione questo magnifico libro: amore, vita, morte, speranza, e illusioni, crudeli scherzi del destino, l'impossibilità di poter davvero far qualcosa, segnare la differenza, travolti da eventi più grandi di noi, ostaggi del passato.
Così ci emozioniamo per una bellissima storia d'amore, ci commuoviamo per la scelta di salvare un bidello da una sorte fin troppo dolorosa, crediamo che un uomo possa fare la differenza al comando di una grande potenza mondiale, ma poi? Cosa ci permetterà di fare veramente, il passato? Possiamo sconfiggerlo o sottometterlo al nostro volere?
Leggete questo piccolo, grande capolavoro- uno dei tanti di King- e lo saprete

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